«La mia chitarra è un mondo aperto in cerca di nuove idee»

Lo stupore che dà il titolo all’undicesima edizione del Gallarate Jazz Festival diretta da Max De Aloe da oggi a domenica inizia con il nome di Paolo Angeli, protagonista del “solo”, con la sua chitarra sarda preparata, questa sera dopo l’esibizione, alle 21,30 al teatro del Popolo, del Duo Tanino da Buenos Aires.

La Sardegna è circondata dal mare. Confrontarsi con un limite fisico e geografico ti da moltissima forza. Ti chiedi: vuoi lasciare l’Isola? Cosa vuoi portare con te? Cosa ami della tua terra? Cosa sei disposto ad abbandonare? Innovare sulle radici di un repertorio che conosci in profondità è un’occasione per rispondere creativamente a tutte queste domande, equivale a scavare come un archeologo e porre tutti gli oggetti che trovi in relazione con il mondo contemporaneo. Cosa porto dalla Sardegna? Essendo cresciuto con il viso rivolto al maestrale, porto il gusto della sfida. Sfide semplici, come quel gioco che si faceva da bambini, chinandosi verso il vento, per vedere fino a che punto era in grado di reggere il nostro peso.

Nasce come necessità e impulso, come voglia di sperimentare e soddisfare la predisposizione al polistrumentismo. In un certo senso suonare per tanti anni la chitarra è simile al vivere una relazione sentimentale, una passione viva che va di pari passo con la voglia di sorprendersi. Tuttora la chitarra che uso dal vivo – ibrido con il violoncello, 18 corde, martelletti e eliche per i bordoni

– è un mondo aperto a nuove idee. L’approccio a quattro arti è alla base di questo strumento orchestra. In questo momento sto lavorando a diversi prototipi orientati su uso più articolato dei piedi: l’idea è un touch screen analogico, fatto con materiali poveri. La musica è questo: una meteora che per un attimo ti travolge e subito dopo ti fa sentire che hai bisogno di un’emozione di pari intensità.

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