Arriva a Varese l’inarrestabile successo di Renga. Il cantante bresciano sarà al Teatro di Varese, martedì 14 ottobre alle 21.Non solo, il 21 ottobre uscirà il doppio cd “Tempo Reale Extra” con cinque brani in una nuova versione unplugged e un duetto inedito con Kekko Silvestre dei Modà in “Almeno un po’”. Per la data varesina ci sono ancora biglietti disponibili tramite ticketone o la biglietteria del Teatro.
È nato dall’urgenza e dall’istinto di rimettersi in discussione ancora una volta. Un desiderio che mescolava cambiamento, novità e rinnovamento. Sentivo il bisogno di presentarmi al Paese in maniera nuova. Come artista è importante rimanere connesso alla realtà sociopolitica, quella attuale coincide con la chiusura con un passato che non ha portato grandi soddisfazioni. L’artista deve riuscire ad essere interprete del disagio e della sofferenza legati a un momento difficile.
Lo conosco da un po’. Ha una storia e un percorso molto simili ai miei. Anch’io sono partito con una band, siamo due provinciali – e lo diciamo a testa alta – ci piace essere protetti dalla tranquillità della provincia.
Nella provincialità ci sono pregi e limiti. Siamo restii a chiedere, ad alzare il telefono. Sono iperdiscreto e ho sempre paura di rompere. Per questo lavoro, ho invece deciso di fare delle telefonate, sono tutti amici, di confrontarmi con loro, di scrivere canzoni. Queste collaborazioni sono diventate uno degli ingredienti più sapidi di questo album.
“Mi voz” è un progetto legato sempre alla voglia di mettersi in discussione e di comunicare, in questo caso con un Paese e una lingua diversi. È stata una sfida ricominciare da zero in un posto nuovo, dove nessuno ti conosce. Sei solo l’ultimo arrivato. È una cosa che in artista non dovrebbe farsi mancare. In tutto il mio percorso artistico ho sempre cercato di esplorare nuovi territori, governato dalla mia curiosità. Si può immaginare la soddisfazione e l’energia che mi ha dato e mi dà tuttora quest’esperienza.
È la sorpresa più grande. Il calendario era nato con una dimensione diversa che ora sta prendendo sempre maggiore volume. È certamente l’indice più importante del lavoro fatto e, non solo, significa anche che disco e progetto sono arrivati al pubblico e che la gente ha ancora voglia di condividere queste emozioni, soprattutto dal vivo.
Con la palestra: mi alleno prima, cerco di arrivare in una buona forma fisica. Con Maurizio, il mio coach, faccio una preparazione vocale prima del concerto. Scaramanticamente mangio una caramella e do una pacca sulle spalle dei collaboratori che ci sono dietro le quinte. Quando metto il piede sulla moquette nera è sempre una sorpresa e una responsabilità.
Una scaletta ricchissima per uno spettacolo molto ben costruito. Ci sono delle belle novità dal punto di vista scenico, che non anticipo troppo. È un concerto che ha nel dna musica, canzoni e parole, ma soprattutto la voglia di condividere col pubblico la consapevolezza di passare due ore e mezza emozionandosi, ridendo e piangendo.
Passo spessissimo a Gallarate dove vive Luca Chiaravalli, coautore di alcuni dei miei brani.
Arrivare vivo alla fine del tour (scherza, ridendo). Voglio tornare in Messico per promuovere “Mi voz” poi ho tante idee, compresa quella di sperimentare qualcosa d’altro non esattamente dischi e concerti.
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