Dite a Caja di lavorare per il gruppo da costruire

Il commento di Francesco Caielli

Dunque, finisce qui. Non che ci attendessimo qualcosa di diverso, con una trattativa nata con il piede sbagliato e naufragata senza aver mai dato realmente l’idea di poter prendere il largo. Cosa ci lascia addosso la “vicenda Ponti”? Un po’ di cose. Innanzitutto, abbiamo avuto modo di conoscere una persona perbene, di quelle che pensavamo non esistessero più: Ponti è una risorsa per il nostro territorio, sarebbe bello vederla fiorire prima o poi e in qualche modo.Poi, la sua entrata a gamba tesa ha provocato un po’ di trambusto nel consorzio e forse ha avuto l’effetto di compattare una realtà che mai si era sentita così unita. Castelli, pur nella sua epocale allergia alle dichiarazioni, ha lanciato un messaggio molto chiaro: stiamo bene e non abbiamo intenzione di rinunciare a quelle regole – poche ma chiare – che ci hanno portato fin qui. Condivisibile o no, questa è una posizione chiara.Poi, la realtà è che la gente è stufa e vuol

sentire parlare d’altro. Perché va bene discutere di trattative, di Cda e di capitale sociale: ma quel che interessa è capire cosa succederà alla Pallacanestro Varese. E se il consorzio ha chiaramente fatto capire di avere le gambe solide per continuare a camminare da solo, ora ci piacerebbe sapere quale strada si intende imboccare.E allora ci permettiamo di buttarla lì: non ci interessa chi sarà a decidere, ma ci interessa che decida. La conferma di Caja appare ormai come qualcosa di ovvio e scontato? Bene: lo si confermi subito e gli si dia mandato di iniziare a lavorare per la squadra dell’anno prossimo. Condividiamo la scelta di lasciar perdere gm e ds (lo scriviamo da settimane) e di fare tutto in casa: Ferraiuolo e Oioli bastano e avanzano e i soldi che ci sono vengano usati per i giocatori. Affidiamoci a Caja: sarà un gallone in più da appuntare, per chi nei giorni della tempesta ebbe l’intuizione di puntare su di lui.