«Ho perso la prima del Poz E non voglio più mancare»

Renzo Cimberio, il derby vissuto lontano dal suo posto a Masnago. «Coppa, Cecco e Gianmarco mi hanno fatto sentire uno di Varese»

Una sedia vuota in mezzo a cinquemila persone impazzite. In un mondo normale nessuno la noterebbe, nel mondo impazzito della Varese che non conosce misure quella sedia vuota l’hanno vista tutti. E ha fatto rumore, e ha fatto pensare, e ha fatto male. La sedia è quella dove da sempre si siede Renzo Cimberio, e domenica sera è rimasta vuota perché lui era in un letto d’ospedale.

È stato comunque il suo derby, ci mancherebbe: per quello striscione portato dalla squadra, per ogni dedica, per quella telefonata del Poz subito dopo la vittoria («Spero di averti fatto felice, “Cimbe”»). Però quella sedia vuota è rimasta, e noi non saremo contenti finché non la vedremo di nuovo occupata.

«Ho vissuto – ci ha raccontato ieri – una serata diversa, fatta di contraddizioni: la felicità per la partita e per quello che stava succedendo in campo, la rabbia perché non ero dove avrei voluto essere». Quella del Cavaliere è stata una domenica particolare: perché spesso le situazioni complicate insegnano la verità sulle persone.

«Il mio derby è iniziato nel pomeriggio – e qui il Cavaliere si commuove – quando Coppa e il Cecco sono venuti qui a trovarmi, e mi hanno portato la maglia con le firme di tutti i giocatori. Non me l’aspettavo, sono stati splendidi ed è stata una sorpresa meravigliosa. In quel momento ho capito che probabilmente avremmo vinto il derby». Il Cavaliere e Pozzecco: «L’ho chiamato prima della partita, gli ho detto che avremmo vinto se lui avesse fatto il bravo con gli arbitri. Poi, dopo la sirena, via libera alle capriole e alle follie: ma prima, serietà».

E ancora: «Lui ha preso in mano, in un colpo solo, squadra e città. Guardate, guardate cosa succede sul campo: i giocatori gli vogliono bene, lo amano, andrebbero nel fuoco per lui. Ci ha messo poco più di un mese a conquistarli, e dopo le scene fatte nel derby i suoi giocatori lo ameranno ancora di più».

Adesso, però, il Cavaliere lo vogliono tutti al suo posto: presto, prestissimo. «Datemi ancora un po’ di tempo, fatemi sistemare le cose: perché io un altro spettacolo come quello di domenica sera non me lo voglio perdere. Questa è una di quelle stagioni in cui stare a casa quando gioca Varese non è una buona idea».

È tempo di rimettere ogni cosa a posto: riempire quel vuoto, occupare quella sedia. Tutta Varese vuole un bene dell’anima all’uomo che per otto anni ha dato vita a quel gioco chiamato pallacanestro. E allora stamattina tutti facciano qualcosa: un pensiero, un sussurro, un’idea. Tutte cose di cui il Cavalier Renzo Cimberio ha bisogno: proprio adesso, proprio ora.