L’intervista a Ugo Ducarello

Il vice del Poz: «Voi vedete follia, invece c’è tanta lucidità. Preparate in settimana tutte le mosse, anche il jolly Balanzoni»

Le lacrime, i salti di gioia e l’esultanza travolgente del Poz sono qualcosa che, domenica sera, hanno visto tutti. Anche lontano da Masnago, grazie alla tv prima e al web poi.

Il derby raccontato da Ugo Ducarello, il vice di Pozzecco dai tempi di Capo d’Orlando, è tutto questo, ma anche molto di più. È innanzitutto l’analisi della gestione di un match così delicato da una prospettiva impossibile da percepire da parte delle cinquemila anime del PalaWhirlpool. La sostanza oltre la forma, i contenuti oltre l’apparenza. Ne esce il ritratto di un allenatore, Pozzecco appunto, «capace di affrontare la partita, dall’inizio alla fine, con una lucidità pazzesca».

Il coach e il personaggio: non ha senso chiedersi quale dei due prevarrà, anche se il dibattito può fare comodo e svegliare un po’ dal torpore un mondo grigio come quello del nostro basket. Pozzecco è così. E i fatti per ora gli danno ragione, testimonianze comprese.

«Gianmarco sapeva cosa fare e sapeva esattamente quando farlo. E ha azzeccato tutto: compresi i time out e la carta Balanzoni», dice Ducarello. Ci aveva scherzato su lo stesso Poz: «Per fortuna ci sarà il mio staff ad affiancarmi, per evitare che io faccia errori clamorosi dovuti alla tensione». Confessione sincera, nella conferenza prepartita, ma preoccupazione inutile.

«Durante la settimana di avvicinamento – spiega Ducarello – io e Matteo Jemoli abbiamo cercato soprattutto di smorzare la tensione, ricorrendo a qualche battuta spiritosa. Poi in partita Gianmarco ha voluto condividere, com’è nel suo stile, tutte le decisioni, attraverso un confronto continuo».

Il resto è sotto gli occhi di tutti: Varese ha condotto la partita dall’inizio alla fine. L’euforia finale è stata il coronamento di una grande emozione. «E Gianmarco fa bene ad esprimerla, questa sua gioia, entro certi limiti ovviamente: perché è giusto essere se stessi».

Soprattutto quando essere se stessi significa, innanzitutto, fare del bene alla propria squadra. «Il fatto che Pozzecco accentri su di sé determinate attenzioni sgrava i ragazzi dalle responsabilità – afferma Ducarello – Sa levare i problemi dalla testa dei suoi giocatori e fa in modo che giocare, per loro, sia semplice».

E sul campo, poi, si vede eccome: «Domenica si è capito perfettamente come i giocatori volessero dare tutto proprio perché sapevano quanto fosse importante per Gianmarco». Da un grande lavoro mentale, oltre che tecnico nascono intuizioni positive come il jolly Balanzoni: «Era una mossa preparata, frutto dei segnali raccolti in un precampionato in cui il Poz ha voluto testare i suoi ragazzi, come ha fatto anche con Jacopo, già positivo al torneo di Fabriano». Facile, da tutto ciò, giungere alla riflessione con la quale Ducarello sintetizza: «Pozzecco deve rimanere esattamente quello che è».