Alessandro Leone, autore e regista varesino, insieme a Massimo Donati, vince il premio speciale ai Nastri d’Argento con “Fuoriscena”. A Taormina c’erano anche loro al fianco di Silvio Soldini, vincitore con Giorgio Garini del Nastro d’Argento 2014, e a Gianfranco Rosi, Nastro speciale.
«È un riconoscimento arrivato inaspettato. Di solito al Nastro d’Argento ci si arriva dopo che il film è uscito in sala o ha partecipato a festival importanti – spiega Leone – Il nostro “Fuoriscena” lo avevamo portato a novembre al film festival di Torino, si vede che lo hanno visionato in quella occasione».
La motivazione che ha fatto assegnare il premio speciale recita: «Perché emoziona e sorprende raccontando dietro le quinte un’Accademia che trasforma la passione e il talento in un’eccellenza della cultura italiana nel mondo».
Il documentario, infatti, scritto e girato da Alessandro Leone e Massimo Donati e realizzato da Ester Produzioni di Cardano al Campo e GA&A di Roma, è un’immersione di un anno all’Accademia del Teatro alla Scala tra allievi, ballerini e cantanti, scenografi, truccatori e costumisti. «Quello di Taormina è un riconoscimento che ci ha emozionato e ci dà quella fiducia necessaria nell’attesa che esca nelle sale. Ci auguriamo che questo prodotto, un po’ di nicchia, possa arrivare a un pubblico quanto possibile vasto».
Un attestato di stima, dunque, da parte dei critici cinematografici che dimostra quanto il lavoro sia valido. La pellicola, distribuita da Luce, dovrebbe uscire nei cinema prima dell’estate.
«Il lavoro è frutto di un’immersione durata un anno realizzando più di 130 ore di girato che poi abbiamo montato potendo disporre di ampio materiale da selezionare. Abbiamo raccolto sia i momenti di vita scolastica che quelli di vita privata, evitando l’immaginario televisivo. La nostra è stata un’osservazione in punta dei piedi cogliendo tanti attimi. Il grosso del lavoro lo abbiamo fatto poi in montaggio con Piero Lassandro».
Il risultato è un film costruito sull’osservazione, senza commenti e interviste per rappresentare un’eccellenza italiana per lo più sconosciuta anche ai milanesi che l’hanno nel cuore della loro città. “Cercavamo qualcosa che potesse in qualche modo rappresentare la cultura italiana, e la risposta spontanea, come unico luogo al mondo in cui si formano tutte le figure dell’arte è l’Accademia, ossatura della Scala. La maggior pare degli allievi, di fatto, finisce di studiare e poi lavora lì».
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