Minneapolis, 19 giu. (Ap) – Lei si chiama Jammie Thomas Rasset, ed è una mamma single americana di 32 anni, con quattro figli, finita di colpo sotto i riflettori per essere la prima persona ad aver affrontato negli Stati Uniti un processo in quanto accusata di file sharing illegale, e contro cui l’industria discografica americana ha vinto due volte. L’accusa era di aver violato il diritto di autore di 24 canzoni, avendole condivise attraverso Internet. Il verdetto del secondo processo (rifatto per vizi di procedura) nomina una cifra è da far accapponare la pelle.
Il giudice di Minneapolis ha stabilito infatti che Thomas Rasset dovrà pagare alla Recording Industry Association of America (Riaa) ben 1,92 milioni di dollari. Una cifra “piuttosto ridicola”, ha detto la donna all’uscita dal tribunale, aggiungendo che “non riusciranno mai ad averla”, semplicemente perchè è fuori della sua portata. “Non intendo preoccuparmene adesso”.
Il caso è nato nel 2007: la donna era stata riconosciuta colpevole di aver violato il diritto di autore delle canzoni condivise, e condannata allora a una multa complessiva di 220.000 dollari. Thomas Rasset fu una delle 30.000 persone multate allora dalla Riaa, e costrette a pagare tra i 3.000 e i 10.000 dollari, per aver
condiviso canzoni attraverso il sito Kazaa; ma il suo è per ora il primo caso a finire in tribunale, mentre la grande maggioranza degli altri è stata chiusa per patteggiamento. La Riaa afferma di aver smesso in agosto di perseguire gli internauti e che da allora preferisce lavorare con i provider per evitare gli abusi più gravi.
Le autorità hanno poi deciso di sottoporre la donna a un nuovo processo, dopo che il giudice aveva sentenziato di aver dato istruzioni procedurali erronee alla prima giuria: aveva cioè indicato che era reato il rendere disponibili canzoni sul network Kazaa, mentre nel secondo processo ha specificato che per infrangere il copyright bisogna aver scaricato delle canzoni. Ma il secondo processo è andato molto peggio per Thomas Rasset: la seconda giuria le impone di pagare 80.000 dollari per ogni canzone condivisa.
E il caso sembra essere il primo di una lunga serie. Joel Tenebaum, studente di fisica 25enne di Boston, affronterà il mese prossimo un processo simile, dopo che la medesima associazione discografica americana ha chiesto un risarcimento di un milione di dollari. Il giovane sarà dunque il secondo a vedere il suo caso fino a una corte federale degli Stati Uniti.
Cep
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