Oltre lo Splasc(h) La nuova geografia del jazz varesino

Varese è terra di jazz. Se per molti anni il sud della provincia l’ha fatta da padrone, oggi anche il capoluogo vanta un jazz club attivo e parecchi appassionati, che si ritrovano di volta in volta nei locali che offrono la musica nata nei sobborghi di New Orleans per raggiungere le vette dell’arte.

Il centro del jazz targato Varese ondeggia da anni tra Busto Arsizio e Gallarate, ma è a Solbiate Olona che si è verificato un piccolo miracolo, che ha riportato alle nostre latitudini l’eccellenza della musica improvvisata dopo l’exploit dell’etichetta Splasc(h). L’Abeat Records è nata nella mansarda di Mario Caccia da un gruppo di amici musicisti in cerca di un discografico diverso, che riuscisse a capire davvero le loro esigenze.

Ed è per una questione di feeling tra musicisti che Abeat ha potuto iniziare la propria attività col botto, grazie alle produzioni dei pianisti Renato Sellani e Don Friedman.

Oltre alla qualità del suono, anche un particolare non musicale, come la grafica delle copertine dei cd, ha aiutato Abeat ad emergere dalla massa: colori pantone, tratti elementari e vivaci, sempre diversi, contraddistinguono i dischi prodotti a Solbiate Olona, spiccando nello scaffale “jazz” dei negozi di dischi, pieni di confezioni quasi sempre in sobri colori pastello. Più di tutto, però, è stata la lunga esperienza di musicista che ha permesso a Caccia di creare un’etichetta che fosse su misura degli artisti. Da questa serie di esperienze è nato anche un festival, JazzAltro, a Olgiate Olona.

Ma è a Busto Arsizio che il jazz varesino ha le sue radici più forti: l’Art Blakey Jazz Club, capitanato dall’imprenditore Achille Castelli, da oltre quindici anni porta sul palco della Comunità Giovanile i più grandi jazzisti in transito dall’Italia.

Sfruttando i giorni di pausa tra un concerto e l’altro, il jazz club bustocco riesce a strappare concerti a cachet ridotto anche ai più grandi artisti, accogliendoli in serate dall’atmosfera amichevole.

A Gallarate, invece, l’alfiere del jazz è Max De Aloe, conteso dalle formazioni europee più importanti e guida del Centro Espressione Musicale, dove si formano tanti giovani talenti e dove nasce il Gallarate Jazz Festival. Tutti eventi molto frequentati, che attirano l’attenzione dei media e il favore del pubblico più di quanto possa sembrare ad un primo sguardo.

A Varese il jazz si è preso qualche anno di pausa dopo l’esplosione della Splasc(h) Records, etichetta nata nel 1982 che negli anni è stata trampolino di lancio per big del jazz come Tiziana Ghiglioni, Attilio Zanchi, Luca Flores e il trombettista Paolo Fresu.

Nel tempo, la stella della Splasc(h) si è leggermente offuscata, anche se non è mai sparita del tutto. Ma è dal 2011 che a Varese il suo nome e la sua capacità di portare alla ribalta i giovani artisti sono tornati a farsi sentire.

Merito di Renato Bertossi, una delle anime dell’etichetta varesina, che da un paio d’anni ha ricominciato a creare ponti tra i locali della città giardino e i giovani musicisti. Dopo progetti come “Salva la vita alla musica live”, oggi Bertossi è di fatto un promoter, in grado di organizzare serate e aperitivi a tema jazz nei nuovi locali cittadini.

E il gruppo di collaboratori intorno a lui è cresciuto, tanto da rendere ormai una necessità la nascita del 67 Jazz Club, cuore varesino che fa battere a ritmo di jazz l’auditorium del Centro di formazione musicale di Barasso.

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