Varese stupenda anche nella versione Banda Bassotti

Pesaro - Varese, il commento di Fabio Gandini

L’allenatore clown – quello preso solo per questioni di immagine – e la sua congrega di minestre riscaldate sono a quota quattro. I miscredenti cittadini e dell’intero orbe terracqueo ristagnano a quota zero. Continuando a volare basso e senza esaltarsi (i carneadi di Pesaro non sono i San Antonio Spurs), la notizia è questa: dopo il derby delle emozioni forti e del senso di appartenenza, Varese scende nella terra umida – quella che si respira ogni fottuto giorno e a contatto con la quale non soccorrono motivazioni extra – ma vince. Vince ancora.Lo fa al termine di una partita in cui per forza di cose è stata costretta a laurearsi come la “Banda Bassotti” del ventunesimo secolo, sprovvista del reparto lunghi dalla c di Callahan alla d di Daniel, out dopo soli 17 minuti giocati. L’emergenza affrontata ed infine sopraffatta fa diventare lo scalpo preso ai marchigiani una vittoria delle scelte, quelle tanto vituperate sotto l’ombrellone: dotarsi di Diawara e Kangur, capaci di giostrare dallo spot di ala a quello di centro senza colpo ferire, o di un giocatore come Rautins, perfettamente a suo agio nel convivere

con i due play in campo, permette una duttilità mai vista su questi schermi ed oggi praticamente salvifica. Alla faccia di un mercato all’insegna dell’usato sicuro.Scelte messe poi al nero su bianco del parquet dal piccolo, scamiciato e passionale uomo da Gorizia, anche ieri lucido nel leggere ogni momento della gara, affrontata dai suoi senza la “garra” di domenica e quindi potenzialmente pericolosa. Pozzecco è stato bravo a non rifugiarsi troppo in difese a zona che mascherassero le assenze degli omoni, puntando sul marchio di fabbrica di una retroguardia mobile che ha alzato infine i giri dopo i torpori iniziali. Il resto è attacco e dopo i 94 punti di Masnago sono arrivati i 96 in riva all’Adriatico, segno di una facilità di basket che sgorga sapiente dalle mani di tanti, dal guerriero pregiato Kuba all’essenziale Kangur (fattore a rimbalzo), dal sornione ma affidabile Deane ad un Rautins che fa godere i puristi dell’esecuzione, pur sbagliando ancora qualcosa. Non tutto è profumato, i margini di miglioramento sono enormi ed auspicabili. Ma è un due su due che piace molto per come è stato messo in saccoccia.