Si è scherzato col fuoco per tutta la stagione e alla fine ci si è scottati. La tanica di benzina del calcioscommesse ha ustionato tutti anche se c’era la forte speranza di farcela sul campo. Il destino è in questa frase di Montanari: «C’è stata una sola settimana serena per la Pro, quella che è andata dalla vittoria di Venezia a quella con il
Monza». Solo problemi. Solo tensioni. E buon ultimo il terremoto scommesse, con il processo sportivo, il cui verdetto non potrà produrre effetti dirompenti, sia alla luce della retrocessione sul campo che aiuta Palazzi, sia perché la Pro Patria potrebbe non ripartire dalla quarta serie. È enorme l’amarezza per la retrocessione, ma è pure accompagnata dall’incognita sul futuro dei colori biancoblù. Qui sta il vero problema.
Vavassori ha sempre dichiarato che non intende più iscrivere la Pro Patria ed è da escludere che abbia cambiato idea. Ieri è uscito dallo Speroni dopo la contestazione al triplice fischio del modesto Baroni. Chi si prenderà cura della Pro in D? Più che un interrogativo questa è una spada di Damocle che pende sulla testa di ciascun tifoso. Al momento non si vede gente interessata a farsi carico del club biancoblù. Più che pensare ai festeggiamenti per il centenario (2019), meglio costruire il presente…
Se trattative erano in corso per la cessione della società, sono evaporate dopo il risultato di ieri, anche se la vicenda scommesse aveva sconsigliato a chiunque di avvicinarsi alle cose biancoblù. Lo scandalo ha pesato come un macigno nella testa, condizionando giocatori e ambiente. Senza, si sarebbe vista ben altra Pro Patria e l’uscita dalla porta di Vavassori avrebbe avuto ben altro scenario.
Se ne va ricordato come il presidente della retrocessione (anche se qualcuno non ha mai voluto riconoscere la promozione), lascia lo Speroni con i colori biancoblù lordati da personaggi squallidi. Sarebbe stato più elegante consegnare la Pro nelle mani del sindaco: lì sì che avrebbe messo i bustocchi davanti alle loro responsabilità. E li avrebbe stanati. Una retrocessione sul campo la si può sempre accettare, sporcare una maglia per una ignobile frode sportiva è imperdonabile.