BUSTO ARSIZIO Qualche curioso si è presentato in via Cassano già alle 4 del pomeriggio. Molti altri si sono aggiunti con il passare dei minuti. Quando Fabrizio Corona è arrivato al carcere di Busto Arsizio, ha trovato ad attenderlo un centinaio di persone, assiepatie sul ciglio della strada, pronte (ironia della sorte) a scattare una foto a quello che è stato definito Il Re dei paparazzi. Anche in un momento durissimo per l’esistenza di Corona, come quello dell’ingresso nella casa circondariale di via Cassano Magnago.
L’atmosfera, paradossalmente, sembra quella che precede l’inizio di uno spettacolo televisivo, o di un concerto. I “fans” aspettano l’arrivo del loro idolo, malgrado in questo caso l’evento che tutti aspettano sia l’arrivo di una persona destinata a scontare una lunga detenzione in carcere.
La polizia penitenziaria, presente in forze, a tratti fatica a contenere la foga della gente, che rimane sul bordo della strada nonostante il traffico. Tutti aspettano con ansia il momento dell’arrivo di Corona. Sono ragazzi e ragazze, soprattutto, ma non mancano anche persone di mezza età. Ci sono genitori e figli, tutti in attesa del cellulare della polizia che trasporta Corona dalla Malpensa al carcere di Busto. Alle 18.15 un auto sfreccia a tutta velocità verso l’ingresso della casa circondariale. È un falso allarme, Corona non è su quella macchina.
Ma la voce è sufficiente a far scattare in avanti i presenti, che attraversano le strada in tutta fretta per portarsi verso l’ingresso, incuranti del gran traffico che sfreccia in via Cassano nell’ora di punta. Un ragazzo urla «Un applauso per Corona!» e molti battono le mani, ubbidienti ed entusiasti. La polizia ha il suo bel daffare per contenere l’entusiasmo dei presenti. Gli automobilisti, di ritorno dal lavoro, passano, guardano la scena e scuotono la testa. Qualcuno suona il clacson, la folla risponde sorridendo.
Alle 18.35 Corona arriva davvero: è all’interno di un cellulare della polizia, seguito da un’auto di scorta. Nessuno può vederlo. C’è delusione. Soprattutto da parte di chi è arrivato con due ore di anticipo, sperando di riuscire almeno a incrociare lo sguardo del re dei paparazzi. Poco alla volta, la folla se ne va. Non c’è più nessuno da aspettare, o da vedere.
Francesco Inguscio
b.melazzini
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