Maxi sequestro di e-sigarette Che rischio: arrivavano dalla Cina

GALLARATE Potenzialmente pericolose per la salute, potevano essere immesse in commercio a totale rischio dei consumatori senza aver sostenuto alcun controllo previsto dalla normativa vigente sulle caratteristiche tecniche del prodotto. Le Fiamme Gialle di Gallarate nell’ambito di complesse e delicate indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Busto Arsizio – Nadia Alessandra Calcaterra – sono arrivate ad individuare tre soggetti importatori e a sequestrare oltre 60 mila sigarette elettroniche e parti di esse, di origine cinese, totalmente prive della necessaria marcatura Ce o con tale certificazione di sicurezza artatamente contraffatta. Le indagini sono scaturite da un normale controllo in materia di contraffazione e sicurezza prodotti eseguito dai militari della Compagnia di Gallarate in un esercizio commerciale della zona prima delle festività natalizie e a seguito del quale venivano sottoposti a sequestro numerosi prodotti della specie. La successiva analisi dei documenti di acquisto ha consentito quindi di ricostruire l’intera filiera del prodotto e di individuare tre soggetti importatori delle citate sigarette tutte fabbricate da un

medesimo operatore economico ubicato in Shenzhen, Cina. Da lì sono scaturiti oltre 130 controlli in altrettanti esercizi commerciali su tutto il territorio nazionale, eseguiti da vari Reparti del Corpo e finalizzati ad interrompere la distribuzione delle citate sigarette elettroniche prive delle necessarie attestazioni di qualità indispensabili all’immissione in commercio nel territorio della comunità. Venivano quindi, denunciati all’autorità giudiziaria 72 soggetti per il reato di tentativo di frode nell’esercizio del commercio nei confronti dei quali saranno altresì applicate le sanzioni amministrative previste dalla specifica normativa in materia di sicurezza prodotti di competenza delle singole Camere di Commercio rilevanti in relazione all’ubicazione della merce. Se portato a termine, l’illecito commercio avrebbe fruttato agli autori un incasso di circa un milione e mezzo euro, a totale discapito dei commercianti che avevano provveduto ad acquistare ed a immettere in commercio prodotti certificati ed a rischio e pericolo dei consumatori che altrimenti si sarebbero trovati ad utilizzare articoli elettronici mai sottoposti ad alcun controllo circa la loro effettiva pericolosità.

s.bartolini

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