Bruxelles , 19 giu. (Apcom) – Doveva essere, secondo le dichiarazioni della vigilia, una delle “prime priorità” dei Ventisette, ma il clima è stato invece la cenerentola del vertice Ue svoltosi ieri e oggi a Bruxelles. Sebbene al capitolo “Cambiamento climatico e sviluppo sostenibile” siano dedicati sei paragrafi (due pagine) delle conclusioni del Consiglio europeo, si tratta sostanzialmente delle solite formule già ripetute, pressocché identiche, nei Consigli Ue (Ambiente, Ecofin), nei documenti della Commissione europea e nello stesso vertice Ue del marzo scorso, senza nessuna novità.
La questione centrale è la preparazione della Conferenza Onu sul clima di Copenaghen, che a dicembre dovrebbe concludere un accordo internazionale per un drastico taglio delle emissioni a effetto serra fra il 2012 e il 2020, da finanziare con il contributo di tutti i paesi industrializzati, delle economie emergenti e anche dei paesi in via di sviluppo (con la sola eccezione dei più poveri del Pianeta). Il contributo dovrà essere differenziato in modo che paghino di più i paesi più ricchi e quelli con le maggiori responsabilità storiche per le emissioni climalteranti. Il tema della solidarietà – con i paesi sviluppati che pagano le misure per ridurre le emissioni e mitigare le conseguenze (spesso catastrofiche) del cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo – è fondamentale per arrivare all’accordo. Ma a quanto pare non appassiona affatto i leader dei Ventisette.
Secondo fonti del Consiglio, durante il vertice Ue di ieri e oggi il punto sul clima ha visto pochi e brevi interventi, e on particolare quello del premier danese Lars Lokke Rasmussen e quello del suo collega svedese Fredrik Reinfeldt. Il primo, che ospiterà la Conferenza di Copenaghen, ha espresso preoccupazione
per il livello inadeguato della preparazione a questa scadenza cruciale, sempre più vicina. Il secondo, che il primo luglio assumerà la presidenza di turno del Consiglio europeo, ha invece rassicurato i partner, annunciando che il semestre svedese sarà in gran parte dedicato proprio alle misure climatiche e alla preparazione di Copenaghen.
E’ intervenuto anche il premier italiano Silvio Berlusconi, secondo quanto lui stesso ha detto ai cronisti, per riferire sul suo recente colloquio con il presidente Obama a Washington e sulle misure che sta prendendo l’Amministrazione Usa. Berlusconi, nonostante il suo ruolo di presidente di turno del G8, si è limitato a ribadire la sua posizione scettica, regolamente ignorata dalla Commissione europea e dai partner dell’Ue: “Bisogna varare delle regole per la diminuzione delle emissioni, purche’ siano regole condivise, accettate e praticate da tutti; non ha alcun senso – ha osservato – che 500 milioni di europei e 300 milioni di americani si gravino di spese quando la restante parte della popolazione mondiale continua invece a comportarsi come prima”.
Quello che manca sempre, nei documenti comunitari, sono le cifre: quanto si impegna a pagare l’Ue, da dove verranno i fondi, come intende ripartire lo sforzo finanziario fra i suoi membri, chi dovrà beneficiarne? Quanto ritiene che debbano pagare gli altri partner, gli Stati Uniti innanzi tutto, ma anche il Canada, il Giappone, l’Australia? e quanto toccherà invece alla Cina, all’India, al Brasile? Queste cifre, è vero, saranno l’oggetto principale del negoziato che si svolgera immediatamente prima e durante la Conferenza di Copenaghen, e potrebbe essere giustificato non metterle subito sul tavolo. Ma meglio sarebbe, allora, riconoscere che le bocce sono ferme e si aspetta il momento favorevole per entrare nel negoziato, piuttosto che ripetere con un mantra le stesse dichiarazioni, spacciandole per di più ogni volta per decisioni importanti dell’Ue. In realtà, l’ultima vera decisione importante i Ventisette l’hanno presa a dicembre, quando hanno approvato il pacchetto clima/energia, che prevede un taglio delle emissioni unilaterale del 20% nell’Ue, rispetto al 1990, con la disponbilità a ridurle fino al 30% se gli altri paesi industrializzati si impegneranno a fare lo stesso.
Il ‘surplace’ dei Ventisette non ha mancato di irritare le Ong ambientaliste. “Sulle questioni cruciali verso la Conferenza di Copenhahen sul clima, il Consiglio europeo ha mantenuto l’Ue in una situazione di stallo”, afferma in un comunicato Jason Anderson, responsabile Clima ed Energia al Wwf, aggiungendo che “prima di annunciare qualsiasi impegno, l’Ue sembra pensare che spetti ai paesi in via di sviluppo descrivere nel dettaglio i motivi per cui meritano di essere sostenuti nella lotta ai cambiamenti climatici”, e questo è, secondo Anderson, “un modo sicuro per ostacolare i progressi”. Secondo Joris den Blanken di Greenpeace, “i leader europei si sono dimostrati non all’altezza della sfida”, mentre, afferma, “abbiamo bisogno di una leadership europea per promuovere un forte accordo sul clima entro la fine dell’anno”.
Loc
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