«Ho visto Coppa, poi abbiamo preso strade diverse»

Bruno Arrigoni, grande ds del nostro basket: «Venire lì? Inutile rispondere, tanto non succede. Al sindaco Fontana dico: grazie, ti voterei...»

È stato uno dei sette del Conclave che non accenna a fumare di bianco. È un personaggio simbolo fra i dirigenti italiani, stimato e desiderato per la sua competenza. È ancora libero.

Sì, perché al termine della stagione sarebbe scaduto il contratto e loro mi hanno anticipato in modo corretto che non avrebbero avuto intenzione di rinnovarlo. Così abbiamo deciso, con qualche mese di anticipo, che sarei rimasto a casa. Non c’è stata nessuna stranezza, né alcunché di traumatico: era un rapporto destinato a esaurirsi.

Sfortunata, a causa di incidenti su incidenti. È difficile fare valutazioni di natura tecnica quando i giocatori importanti si fermano uno dopo l’altro: diventa inevitabile che la squadra faccia fatica a crescere e poi risulta difficile invertire il trend negativo.
Quando è tornata la salute e si è riusciti a lavorare con continuità – con il contributo decisivo di Caja – le cose si sono risistemate e hanno fatto capire come sarebbe potuta andare a finire senza tutti questi inconvenienti.

Ho letto con grande piacere l’intervista. Se potesse ricandidarsi e fossi di Varese, il sindaco Fontana avrebbe il mio voto alle prossime elezioni (ride ndr).
Scherzi a parte: quando i complimenti arrivano da una persona importante e qualificata, bisogna solo prenderli e metterli da parte.

Un paio di mesi fa mi sono incontrato con il presidente Stefano Coppa: non ci conoscevamo ed è stato giusto guardarsi in faccia. Sono stato contento di averlo fatto e spero che sia un sentimento reciproco. Dopo di che c’è stata la proposta di rincontrarsi in caso di sviluppi positivi, ma è evidente che la società abbia preso altre strade. Tra di noi, comunque, non c’è stata alcuna promessa.

Le trattative non è detto che vadano a buon fine, a volte sono difficili. Conosco sia Iozzelli che Alberani, sono persone di valore, molto intelligenti. Il primo si è costruito una carriera egregia a Pistoia, il secondo è un giovane intraprendente, con un network di amicizie importanti e risultati dello stesso tenore.

Non mi sento di rispondere a questa domanda, perché la possibilità di essere contattato in questo momento è assai remota. Dovesse capitare, si farebbero le riflessioni del caso.

Dipende dalla sua estrazione professionale: io sono un uomo di campo e sempre lo sarò. Vengo dai quadri tecnici e mi sono costantemente preoccupato della squadra, della ricerca dei contratti, dei pagamenti di giocatori e procuratori, dell’area tecnica insomma. Ciò comporta anche il confronto quotidiano con l’allenatore durante la stagione: un coach ha bisogno di farlo.
A chi cerca, invece, uno che sappia anche di comunicazione, marketing e altre faccende, rispondo che non ne so e non voglio entrarci. Difficile che una persona possa fare tutto. È chiaro, però, che ognuno si costruisce la struttura societaria che desidera.