Alla festa del rugby l’orgoglio di Varese: «Abbiamo vinto»

Oggi via alla quattro giorni del “Levi” di Giubiano, presentata ieri all’agenzia Generali INA Assitalia. Lo sponsor: «Conquistati dal loro entusiasmo»

L’Agenzia della Generali INA Assitalia di Varese ha ospitato l’incontro con la stampa organizzato dal Rugby Varese per presentare la festa al campo “Aldo Levi” di Giubiano che prende il via stasera alle 18.00 con la presentazione del libro di Luca Alfano “Più unico che raro”.

«La nostra è una festa che oltre all’aspetto economico, di primaria importanza perché sostiene gran parte della nostra sempre più corposa attività, ci permette di presentarci alla provincia di Varese e non solo al pari di altre realtà del sociale che ospiteremo nei quattro giorni con spazi informativi – ha raccontato il presidente del Rugby Varese – Non avevamo mai fatto prima una conferenza stampa di presentazione. Abbiamo deciso di farla quest’anno in casa degli amici e sponsor Paolo Paternò, Daniela Battini e Manuele Alexakis, perché loro come molti altri si sono avvicinati a noi scoprendoci piano piano, in campo e fuori. Per la nostra festa lavorano circa 130 tra giocatori, dirigenti, famigliari e tifosi. Un lavoro complesso che inizia fin dai primi giorni dell’anno, un lavoro che mette in mostra lo spirito e la capacità di fare squadra per una meta comune».

«Una squadra che vestirà una maglietta con la scritta ‘Comunque, noi quest’anno un campionato lo abbiamo vinto’, per sottolineare con orgoglio l’importanza di un risultato raggiunto contando unicamente sulla nostra forza, fedeli alla nostra filosofia che privilegia da sempre la ‘varesinità. Nella storia dello sport varesino gli unici personaggi generosi sono stati Borghi e Bulgheroni. Per il resto è sempre stato evidente come una città di 80.000 abitanti non sia in grado di sostenere due realtà professionistiche. Ne ero convinto prima e lo sono ancora di più adesso visti i tempi in cui viviamo. Io credo che il calcio e la pallacanestro debbano fare i conti con budget che non permettono sogni. Proprio per questo non credo abbia senso inseguire la serie B o la serie A. Più opportuno sarebbe dedicare ad un’unica Società le risorse disponibili per tornare ai livelli di un tempo non lontano. Per

tutte le altre realtà io vedrei una identità sportiva legata al sociale». Esempi a cui ispirarsi: «Nel rugby quello che oltre a noi fanno a Tradate, in Valcuvia, a Cassano Magnago e a Busto Arsizio, che non sarebbe un lavoro minore, tutt’altro. Servirebbe a recuperare un profondo legame con il territorio. Concludo annunciando una bella novità. Negli anni scorsi abbiamo chiesto a degli artisti varesini di disegnare la nostra maglia. Prima a Marcello Morandini e quest’anno a Silvio Monti. Per quella della prossima stagione abbiamo pensato di chiederlo alla schermitrice paralimpica perché conosciamo la sua storia e il suo talento artistico, oltre alla sua vicinanza al rugby in quanto tifosa della squadra della sua città, Mogliano Veneto». A Varese e non solo, dai professionisti alla realtà più piccola dei dilettanti non c’è società o associazione che non cerchi sponsor. Perché Generali INA Assitalia ha scelto il Rugby?

«Tutto è nato quasi per caso – risponde – quando ho conosciuto tramite amici comuni il presidente Malerba, venendo subito a conoscenza del fatto che due suoi giocatori sono nostri collaboratori. Della Società Rugby Varese ci ha subito colpito la capacità di costruirsi e mantenersi con piccoli passi cercando risorse in se stessa e sul territorio, valorizzando le proprie potenzialità e coltivando i talenti del vivaio. Altra cosa, come ha già sottolineato Malerba, è la capacità e la volontà che hanno di fare squadra. È importante avere buoni giocatori ma più importante è formare un gruppo con qualità media elevata».
Perché il rugby? «Perché è una disciplina dura ma corretta dove c’è ancora il rispetto delle regole, il compagno di squadra e l’avversario. Chi non è corretto, oltre che dall’arbitro, è ripreso sia dai compagni che dagli avversari. Aspetti, concetti e valori che valgono anche per la nostra azienda». Dunque, non resta che fare festa: si inizia oggi,.