Grazie ad un signore chiamato Beppe Sannino, che ha stregato lui come tutta la città. Partito Sannino, Edo non è quasi più tornato al Franco Ossola, e quando lo ha fatto, non è mai stata la stessa cosa: «Si dice solitamente che le persone passano e le società restano. Ed è vero, però Sannino è Sannino.Ha creato magia, entusiasmo, coinvolgimento. L’esperienza e l’ambiente che si vivevano con Beppe erano unici, lui in primis era unico ed autentico. Ci sono poi tornato allo stadio, e ci vengo ancora ogni tanto, ma vi assicuro che non è più la stessa cosa, c’è uno spirito diverso».
Pozzecco a Varese sta al basket così come Sannino sta al calcio? «Il paragone con Pozzecco è scontato, automatico. Perché sono due personaggi unici ed irripetibili. Beppe e Gianmarco rendono il doppio quando hanno attorno a sé l’ambiente giusto. Sono due trascinatori micidiali, mi viene in mente il motto che accompagnò Beppe a Varese, il famoso Fun Cool».
A farli conoscere fu Enzo Rosa, vecchia bandiera del tifo varesino: «A lui avevano parlato di me, e a me di lui. Ci trovammo una sera a cena, allo stesso tavolo. Fu una sera piacevolissima, da cui scaturì una stima, spero reciproca, per colui che ha fatto la storia del Varese».
Lo straordinario merito di Sannino fu quello di riportare l’entusiasmo attorno al calcio, in una città che è nata e cresciuta con il basket: «È arrivato in Seconda Divisione, se ne è andato con la squadra quasi in Serie A. È entrato in uno stadio con mille persone, ed è uscito con novemila anime ad acclamarlo. Lui era il motore dei successi del Varese, il capitano, quasi in campo. Dovesse mai tornare, sarà come se fosse andato via il giorno prima, sarà come azzerare il tempo che è passato».
Intanto però, lo ritroveremo come avversario: «È una sensazione strana, da varesino spero che la squadra di Bettinelli, che è uno valido, gli dia un dispiacere. E anche quando verrà a Varese da avversario, sarà accolto come un re, ma spero perda».
Dicono che dopo Sannino, a Varese non è stata più la stessa cosa… «È come se una magia si fosse interrotta, andare allo stadio quando c’era Sannino era un’esperienza che non dimenticherò mai. Ora ci torno, accompagno mio figlio che gioca nelle giovanili. Ed è evidente che l’entusiasmo sia scemato, complice anche un ridimensionamento a livello di risultati. Resta però un mistero come lo sport più amato in Italia, a Varese porti solamente 4-5mila persone allo stadio. Io però da varesino andrò a Roma a seguire il Varese contro la Lazio, sarà un orgoglio».