Siamo tutti “Neri a metà”

Ciao Pino, mancherai a tutti noi...

«Ferna l’hai saputo? Questa notte è morto Pino» sono state le parole con cui una collega mi ha accolto in redazione questa mattina. Pensavo fosse uno scherzo – di cattivo gusto – proprio perché con Silvia (il nome della collega, per l’appunto) qualche giorno fa, tra un articolo e l’altro, cantavamo “Je so’ pazz”.

Non ci posso credere. Nel momento in cui realizzo che Pino Daniele non c’è più mi passano davanti agli occhi mille ricordi. Mille momenti felici della mia infanzia, dei viaggi in macchina con mio padre le domeniche mattina per andare al lago o al Sacro Monte.
Lui mi ha cresciuto a “latte e Pino”. Lui, da buon napoletano, ha sempre avuto una venerazione per quell’uomo, che mi ha trasmesso come un dogma della fede: ricordo le cassette in macchina, ricordo i suoi discorsi «senti quello che canta, senti come suona quella chitarra, la fa parlare al cuore».
Ricordo come fosse ieri il giorno in cui ho fatto i buchi alle orecchie e mi sono presentato a casa con gli orecchini. Apriti cielo, mio padre impazzito che mi rigurgita addosso mille insulti fino a quando dalla mia bocca non esce un: «Papà l’orecchino lo porta pure Pino Daniele». Lui in quel momento si tace, ci pensa su e mi sorride. Oggi, dopo quindici anni, porto ancora due brillanti ai lobi delle orecchie.

Questa mattina l’ho chiamato per digli che Pino Daniele non c’è più, lui mi ha risposto con una voce rotta, affranta e sofferente: «lo so, non ho parole per descriverti come mi sento», e ha attaccato subito il telefono, senza nemmeno salutare.
Io invece so come mi sento. Come un nero a metà.

Nell’arte non esiste il più bravo o il meno bravo. L’arte non è una gara. L’arte è la trascendenza, la creazione e il mistero. L’arte è ciò che ci distingue dagli animali, perché è espressione dell’anima. Quindi dico non di quanto la musica oggi perde, e di quanto sei bravo. Pino, tu hai cantato il bello anche nelle tristezze di questa vita, io ti saluto raccontando il bello nella tristezza della tua scomparsa, e «sorriderò, piangendo forse un po’».