«Claudio ci regalò un pezzo di serie B»

«Ho perso un amico»: l’ex patron del Varese 1910 Antonio Rosati ricorda l’imprenditore Salini, morto in un incidente

«Come sto? Oggi non bene… perché questa mattina ho acceso il computer e ho scoperto che Claudio non c’era più. E mi sento come se mi avessero appena tirato uno sberlone in faccia». Antonio Rosati, ex patron del Varese 1910, è scosso. E ci anticipa, sfogandoci tutta la sua dolorosa incredulità.
La morte di Claudio Salini, imprenditore a capo dell’omonimo gruppo specializzato in grandi infrastrutture ed edilizia civile, gli ha strappato un amico prima che un collega e partner in affari. La provincia di Varese, infatti, si era legata per la prima volta a doppio filo con il nome dell’imprenditore romano proprio tramite Rosati e il Varese 1910. L’Arcisate – Stabio e il suo calvario sono venuti dopo, prima c’è stata la sponsorizzazione dei biancorossi da parte del Gruppo Claudio Salini proprio nell’anno magico della serie C1 (2009/2010), continuata anche nella stagione seguente in serie B.

La vita di Claudio Salini si è spenta nella tarda serata di domenica a 46 anni: era al volante della sua Porsche e, per cause ancora da accertare, ha centrato in pieno un albero lungo via Cristoforo Colombo a Roma. Inutile ogni tentativo di rianimarlo, il suo cuore ha smesso di battere poco dopo l’arrivo in ospedale.

La Porsche di Salini distrutta dopo l’incidente in via Cristoforo Colombo a Roma. Lo schianto contro un albero è stato fatale all’imprenditore, che aveva 46 anni

La Porsche di Salini distrutta dopo l’incidente in via Cristoforo Colombo a Roma. Lo schianto contro un albero è stato fatale all’imprenditore, che aveva 46 anni

La notizia ha fatto presto il giro d’Italia, raggiungendo piuttosto bruscamente in un clic anche Rosati. «Avevamo più o meno la stessa età, i bimbi piccoli, ed eravamo imprenditori – racconta l’ex patron ancora incredulo – È stato subito naturale legarci, anche al di là degli affari. Ci hanno presentato ad una cena nel 2009 e io lo tartassai subito chiedendogli di aiutare il Varese 1910. E lui alla fine cedette per sfinimento».
Scelta che si rivelò

azzeccatissima. Le foto della magnifica promozione in B targata Sannino-Sogliano resteranno per sempre nella storia con quelle maglie rosse fiammanti e la scritta Gruppo Claudio Salini impressa sopra. «Ci diede una grossa mano, poi restò anche il primo anno di B» ricostruisce Rosati. Che senza ingenuità oggi ammette che «sì, probabilmente accettò di salire a bordo per avere un volano con l’Arcisate-Stabio. Ma perché biasimarlo? Aveva affari qui, ma nessuno può negare che per le nostre casse la sua partecipazione fu linfa vitale».

Un imprenditore «che più romano non si può» sorride Rosati. Un uomo appassionato di lavoro, dalle grandi visioni e intraprendente, «ma non molto interessato al calcio. Ciò nonostante ha onorato il suo impegno e mi ha anche regalato la sua amicizia, che oggi è ciò che di più caro mi resta di lui».
Intanto anche il Gruppo Salini – che è altra cosa rispetto alla Salini Ingelco di Pedemontana, capeggiata dal cugino Pietro – è in lutto. Claudio era infatti presidente e amministratore delegato dell’azienda, perciò fulcro e punto di riferimento oltre che fondatore di quella che in dieci anni è diventata una potenza con un portafoglio lavori di oltre 700 milioni di euro, con più di 15 cantieri aperti in Italia e nel mondo e qualcosa come 500 dipendenti. Proprio loro hanno affidato ad una nota il loro «costernato e profondo dolore per l’improvvisa perdita di un uomo straordinario e di un professionista molto amato e stimato».