«Questa squadra sta diventando gruppo»

Il presidente Stefano Coppa fa il punto, mentre i biancorossi stanno lavorando in ritiro a Chiavenna. «Probabilmente salterà l’amichevole prevista per sabato: ci dispiace molto, soprattutto per i tifosi»

La Pallacanestro Varese è un cantiere in pieno fermento, coperto da un velo temporale talmente sottile da non essere ancora in grado di rivelare forma, dimensioni ed esteticità della casa in costruzione. Mentre Moretti e adepti tutti stanno faticando a Chiavenna per saldare le fondamenta dell’atletismo, il presidente Coppa osserva e spera: che ogni finestra sia messa al posto giusto, che le porte non diano su stanze vuote

e che le assi che portano l’equilibrio dei muri siano incastrate come si vede. Un po’ come i tifosi del resto, solo con qualche consapevolezza in più derivante dall’essere stato uno dei protagonisti di questa ennesima ricostruzione. Con lui facciamo il punto della situazione al primo giro di boa della stagione: ad attendere la nuova Openjobmetis ci sono le amichevoli, la risposta iniziale che si va cercando dal campo.

Buone, senza dubbio. Abbiamo davanti un gruppo formato da giocatori che hanno tutti più o meno la stessa età e soprattutto la medesima voglia di fare. Moretti, poi, mi assicura che l’attitudine al lavoro non manca in alcuno degli effettivi e di lamentele non se ne sono sentite: non è così scontato, visto che i nostri hanno affrontato un periodo di carichi di allenamento non indifferenti. La palla l’hanno presa in mano solo da due giorni.

Da quello che mi dice lo staff altrettanto bene: ai ragazzi sembra piacere frequentarsi anche fuori dal campo. E spero che la decisione di farli alloggiare in case una vicino all’altra aiuti in questo senso anche durante l’anno.

Le impressioni iniziali paiono confermare quello che è stato uno degli intenti di fondo della campagna acquisti: costruire un gruppo valido anche a livello umano. Probabilmente ci siamo riusciti: con i loro caratteri, ovviamente diversi l’uno dall’altro, mi hanno dato tutti sensazioni piuttosto positive. C’è chi è più introverso, come Maalik Wayns, anche perché è qui con la sua famiglia; e chi invece è più aperto, come Galloway. Li accomuna il desiderio di allenarsi, la disponibilità al sacrificio, ad alzarsi presto al mattino: aspetti fondamentali per ora.

No, penso proprio di no. Ciò che è successo in Tunisia è una questione interna (e di natura tecnica ndr) alla federazione senegalese, nella quale non mi compete entrare. Con Faye abbiamo parlato e prima ancora raccolto referenze su di lui: si tratta di un bravissimo ragazzo. L’importante è che arrivi e si metta a disposizione della squadra come hanno fatto gli altri.

No, non mi aspettavo tutto questo entusiasmo e devo confessare che mi ha fatto venire la pelle d’oca. Non me lo aspettavo perché veniamo da un anno difficile, perché abbiamo cambiato ancora una volta tutto, perché – in fondo – non si trattava nemmeno di un allenamento e la squadra è addirittura arrivata con un po’ di ritardo. Mi ha fatto un enorme piacere e penso che abbia colpito molto anche i giocatori: hanno capito quale potrà essere la risposta del pubblico nel caso in cui riescano a fare bene.

Gli aspetti tecnici saranno alla base della decisione: il portafoglio ci impone di rispettare determinati paletti, ma in questo caso non influirà.

Tra il 10 e il 20 di settembre giocheremo parecchie partite: sarà il periodo migliore per fare una valutazione definitiva. Entro il 10 avremo ricavato le prime indicazioni, dopo il 20 arriverà la scelta.

Entro oggi si saprà qualcosa di più, ma le probabilità di trovare un avversario per il 5 settembre non sono alte. L’idea iniziale di affrontare una delle partecipanti al Valtellina Circuit è saltata per alcuni cambiamenti interni alla manifestazione, dovuti anche alla scomparsa del suo fondatore Diego Pini. Vediamo se c’è qualche squadra in zona che si vuole aggregare all’ultimo momento, ma sarà difficile. Di certo ci siamo rimasti tutti molto male, soprattutto per i tifosi.

Al momento non abbiamo ancora definito nulla, ma assicuro che qualcosa si farà: se non prima dell’inizio del campionato, almeno entro la fine dell’anno. Abbiamo tanta carne al fuoco, dobbiamo solo confrontarci e decidere il dove, il come e il quando. Lo stesso discorso vale anche per le novità che riguarderanno il nostro ritorno in Europa.

Avremo un altro incontro nei prossimi giorni. Stiamo facendo tutto il possibile.

La stessa domanda andrebbe posta al presidente Alberto Castelli. Per quel che mi riguarda ritengo che l’idea sia non solo buona ma anche auspicabile, sebbene non realizzabile in breve termine. Si metterebbero insieme due mondi tanto diversi: con il Varese in serie B sarebbe stato impossibile, ora – ripartiti dal basso – è diverso. Banalmente dipende da quanti soldi si riescono a raccogliere: uno può desiderare di avere tanti figli, ma deve avere la possibilità di mantenerli tutti».