«La luce ha bisogno di tempo» A Villa Panza l’arte di Nanni

VARESE «Il mio è un lavoro che ha dei pensieri, e necessita di tempi lunghi per essere valutato e capito, perché la luce ha bisogno di tempo», esordisce Mario Nanni, romagnolo di Bizzuno frazione di Lugo, 57 anni, artista “luminoso” ospite fino al 2 giugno a villa Panza con le sue installazioni (“Luce all’opera”, martedì-domenica, 10 – 18, ingresso 9 euro).
Mostre a getto continuo sul colle di Biumo da quando lo sponsor JTI, multinazionale del tabacco,

ha iniettato nuovi fondi, come ha ricordato la direttrice di villa Panza, Anna Bernardini, fasciata in diversi toni di blu in omaggio al tema trattato da Mario Nanni, nella conferenza stampa di questa mattina.
«Sabato prenderà il via il nostro progetto sulla video arte, che vedrà ogni mese un artista diverso, il primo sarà Valerio Rocco Orlando, confrontarsi con gli spazi della villa, quindi, terminata la mostra di Nanni, Stuart Ian Frost, portavoce della Land art, creerà a maggio un site-specific nel terzo parterre della villa».
Raggiante anche Marco Magnifico, vice presidente del Fai, che ha ricordato «il coraggio di Mario Nanni di mettersi in gioco a villa Panza, dove sono raccolte le opere di maestri della luce come Dan Flavin e James Turrell. Ma a noi piace la “follia creativa che muove il mondo” e appartiene a Nanni, che ha colto appieno un’osservazione fatta anni fa da Giuseppe Panza, quando disse che la luce è uno dei beni supremi donati da Dio, ma spesso non ce ne rendiamo conto fino in fondo e lo diamo quasi per scontato».
Mario Nanni ha illuminato musei e teatri – memorabile la collaborazione con la Scala di Milano nel 2010 e quella con il museo Gucci di Firenze – e dimostra come la luce sia qualcosa di plasmabile come la creta o il legno, memore degli insegnamenti degli antichi maestri.
«La luce è la materia plastica dell’architettura», ha detto nel presentarlo la critica d’arte Paola Goretti, «e Mario Nanni muove tutti i registri dell’ombra e della luce, utilizzando la fonte luminosa come acqua, o un pensiero mobile, una divinità domestica cui dare del tu. L’artista conferisce alla luce grande mobilità ed è in grado di dialogare con l’ambiente grazie alla poetica della sottrazione, mutuata dall’arte giapponese. Nella sua opera c’è molta emotività, sensualità ed evocazione».
E proprio alla grande lezione del passato, di maestri quali Brunelleschi, Caravaggio, Piero della Francesca, si rifà Nanni, che ha sottolineato: «Impariamo a lodare i tempi antichi per vivere il nostro tempo. Il mio è un lavoro lento e paziente, che non si coglie a una prima ricognizione. Serve attenzione e pazienza, come per tutte le opere artigianali. Ho la fortuna di avere una squadra di giovani assistenti che mi seguono in tutto e bravissimi artigiani della mia terra che sanno assecondare i miei desideri. Qui a villa Panza ho affrontato il tema della notte, con il suo colore blu, come testimonia anche la copertina del catalogo. Entrando mi sono accorto della “piccolezza” del mio lavoro in confronto alla meraviglia della villa e delle opere raccolte qui, ma del resto ciò che faccio non “urla” e non invade i salotti dei galleristi».
Mario Chiodetti

s.bartolini

© riproduzione riservata