Armonia, ritmo e forme Sul palco il meccanico jazz

L’arte è un motore e lui lo sa usare: Carlo Morena arriva all’Insubria. Pianista abilissimo, ha la passione per l’improvvisazione e le note

Il jazz è un motore collaudato: per vincere devi usare il combustibile giusto (swing e melodia), controllare l’olio (la fantasia) e non esagerare con l’acceleratore (la lentezza di una ballad, a volte, può superare in bellezza qualsiasi sprint).
Carlo Morena, presente venerdì 16 alle ore 18 (ingresso libero) nell’Aula Magna dell’Università dell’Insubria di via Ravasi 2, è un ottimo meccanico. Sa mettere le mani al posto giusto (l’armonia), regola le valvole senza forzare (il ritmo), accetta design avveniristici (le forme moderne del linguaggio) ma con ponderazione.

Chi già lo conosce, sa della sua abilità di pianista e di quanto è confortevole lavorare al suo fianco: Roberto Mattei al contrabbasso e Alessandro Rossi alla batteria sono due fra i suoi migliori testimonial. Da Charlie Parker a Charlie Mingus, dallo stride-piano a Duke Ellington e da Lennie Tristano a Bill Evans, Morena sa disegnare paesaggi sonori tutti suoi.
Complice da un lato il diploma in pianoforte al Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone e dall’altro le lezioni private con Enrico Pieranunzi, negli anni Ottanta, dopo aver seguito un corso straordinario di Gerardo Iacoucci sulla musica jazz.
Come tutte le passioni improvvise, anche quella per l’improvvisazione si fa bruciante: Morena frequenta i seminari a Siena Jazz con Franco D’Andrea, Enrico Rava, Claudio Fasoli e Kenny Wheeler e poi i corsi del Berklee College of Music di Boston a Umbria Jazz. La curiosità monta, le collaborazioni si fanno prestigiose (non c’è jazzista italiano di fama mondiale con cui Carlo non abbia lavorato) e l’insegnamento si ispessisce.

Ai Conservatori di Beja e di Guarda in Portogallo, a Lipsia (jazzpiano e improvvisazione), a Udine (pianoforte e orientamento jazz e nuovi linguaggi), a Bari (anche pianoforte pop) e ai Conservatori di Parma (musica jazz) e Como (titolare della cattedra di jazz).
Dentro e fuori l’aula, Morena si lascia guidare da una musica polimorfa che si diverte ad essere – a volte nello stesso tempo – riflessiva, intimista, immediata, cantabile, sfumata e decisa. Perché per Carlo l’obiettivo di un artista deve essere quello di far volare il suono nelle orecchie di chi ascolta.
Per farlo si può mischiare – è solo una tra le tante, possibili soluzioni – la tradizione della musica classica del XX secolo con quella del jazz.
Da qui il suo lavoro con Yuri Goloubev al contrabbasso e Michele Sagarello alla batteria, un team che ha aiutato Morena (capace di strizzare l’occhio a Brad Mehldau) nel modellare un jazz in perfetto equilibrio tra composizione e improvvisazione.