Un signore oltre la sessantina se l’è fatta tutta in bici da Varese a Besozzo con la maglia numero 88 di Terlizzi, Sean Sogliano a metà tempo ha chiesto il risultato («Giovio in questa categoria fa 25 gol. È un testone: potrebbe giocare in serie B»), il pullman della squadra è stato accolto dagli applausi di due ali di folla mentre stava entrando al campo – una cosa simile l’avevamo vista fare soltanto al Bentegodi – e qualcuno è arrivato portandosi dietro un bidone di vernice per scrivere da qualche parte, tra i gradoni e il prato dietro la porta, l’amore per questi colori. È come se tutti avessero qualcosa da buttare fuori, anzi da donare, al Varese. Come dopo un terremoto quando parte la ricostruzione o dopo che una frana cancella dalla faccia della città la casa di tutti. Raggiunto l’amore
troppo a lungo negato, non riesci più a fermarti e così i giocatori, una volta rientrati negli spogliatoi, portano in trionfo Paolo Maccecchini, un padre per loro. Finisce con la curva che canta “torneremo in serie B” mentre il resto del pubblico si alza ad applaudire, stavolta solennemente. Spiace che il capitano del Verbano non abbia capito il maremoto d’emozioni purissime che stavano vivendo i tifosi del Varese e abbia ridotto ad un applauso compassionevole quello che era invece il riconoscimento sincero rivolto da tutti i presenti ai padroni di casa, sempre all’attacco e a testa alta anche sotto di sei gol. Raramente il pubblico biancorosso si occupa e si preoccupa degli avversari, quando lo fa non mente, e tanto meno si fa intenerire, basta chiedere a comaschi o veronesi. C’era soltanto onore, non vergogna, in quelle mani unite per ringraziare il Verbano.
Non è vero che è stato facile perché non c’è nulla di facile negli assist di Giovio, nei gol di Marrazzo e nella guerra portata avanti da Gheller. Tutto molto bello, e difficile. Come sarà difficile non prendere gol a Legnano facendo arrivare gli avversari davanti al portiere come è accaduto due volte anche ieri. E sarà difficile battere la Pro Vigevano domenica prossima se la squadra non verrà tenuta lontana dalla festa prevista allo stadio: il giorno della partita del Varese è sacro, ed è una cosa seria, non una festa.