VARESE «A me è arrivato un sms da un’amica cantante dal Venezuela. Diceva “avete un Papa!”. Io mercoledì ero in Svizzera, le ho risposto “ma guarda che sono buddista…”. Poi mi è arrivato un altro sms che mi spiegava. E anche se la religione è diversa, sono stato felicissimo!».
Diego D’Auria, tenore, docente in diversi conservatori italiani e stranieri, oggi abita a Varese, ma è nato a Buenos Aires. E in Argentina ci ha vissuto per anni,
prima di girare il mondo per i suoi studi e le sue tournée liriche. Ha legato il suo nome anche alla creazione e ai primi anni di vita della Fondazione Culturale di Gallarate come direttore artistico.
E alla notizia dell’elezione di papa Francesco, da Buenos Aires, ma con antenati italiani, proprio come lui, e come tanti argentini che in Italia ci sono tornati, ha subito chiamato sua madre. «Che è protestante – aggiunge – ma la festa per le strade di Buenos Aires era di tutti. Mia mamma mi ha detto che sembrava di essere tornati all’anno della vittoria dei mondiali di calcio in Messico con Maradona. La gente cantava, ballava, era entusiasta».
E, al di là dell’appartenenza a uno o a un altro credo religioso, c’è una cosa che comunque a D’Auria è davvero spiaciuta: lui, a Roma, c’era martedì. La sera prima aveva seguito un concerto come spettatore, il primo giorno del Conclave si era goduto la città da turista. «E ho visto la fumata nera… Se solo ci fossi stato il giorno dopo…». Papa Francesco, insomma, è stato uno gioia.
«In Argentina lo conoscono tutti per il suo impegno nel sociale, per come parla con la gente, accoglie i poveri – racconta ancora il tenore – E come persona molto colta. Mi ricorda un po’ come era Martini per gli Italiani… E anche se non è la mia religione, sono molto felice della sua elezione, perché credo che una persona come lui sia un bene per la Chiesa, per i cattolici, ma anche per i non cattolici».
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s.bartolini
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