Varese, fine tra gli insulti: «Venduti»

Il ko col Catania sancisce l’addio alla serie B. Prima striscioni e cori, poi la gente diserta in massa. Le pagelle dei biancorossi.

Cala la notte. Il Varese dice addio alla serie B nel modo più brutto, perdendo nettamente quella che avrebbe dovuto essere la “partita della vita” e scomparendo tra gli insulti della sua gente. “Venduti, venduti, venduti” gridava il pubblico del Franco Ossola. Venduti recitava lo striscione che ha occupato lo spazio della curva rimasto vuoto, con gli ultras che hanno abbandonato lo stadio. Il Catania vince 3 a 0: mai stata storia, mai stata partita. E quel grido, “venduti”, si attacca a quell’anomalo giro di scommesse

legato alla partita che ha portato le società di allibratori a sospendere le puntate su Varese-Catania.La rabbia di Masnago non ha risparmiato nessuno: cori contro i giocatori, cori contro Bettinelli, cori anche contro il presidente Cassarà. Mancano ancora otto giornate, ma l’avventura del Varese in serie B è finita: e chi dice di crederci ancora, mente prima di tutto a se stesso. Restano i ricordi: quelli legati alle partite e alle persone che ci hanno accompagnato in questi anni meravigliosi, e che nessuno potrà portarci via.

Non può opporsi a nessuno dei tre gol del Catania. È comunque provvidenziale in un paio di uscite.

I primi due gol purtroppo arrivano tutti dalla sua parte. Si fa portare fuori e lascia delle voragini dietro, è in balia degli avversari. Non ne imbrocca una, e non lotta più.

È una difesa che fa acqua ormai da mesi, e non si può chiedere a Rossi di risollevarla.

Urla, sbraita, litiga con gli avversari e cerca di farsi sentire, di dare la carica. Ma è grossolano, falloso, impreciso.

Fa una cosa giusta e due sbagliate. Non si fa in tempo ad elogiarlo che subito piazza l’errore.

È il capitano di serata, sente il peso della fascia e prova a lottare, non si arrende anche se gli riescono davvero poche cose.

Il migliore per distacco. È il cuore pulsante di questa squadra, parte decisissimo, pressa a tutto campo e non si ferma un attimo fino al novantesimo. Ci fossero stati sempre 11 Willy in campo, chissà cosa avremmo visto.

Torna titolare a sorpresa dopo due partite in panchina ma non convince. Impaurito, non guarda più avanti ma solo indietro. Prova a scuotersi con un tiro da fuori ma ormai si è perso.

Sbaglia tanto, per il resto non lascia il segno sulla partita. Ha avuto tanta fiducia nel finale di stagione ma ha fatto vedere poco.

Contro il Frosinone abbiamo visto il suo meglio, poi si è spento e si è adeguato al ritmo piatto della squadra. Non punta mai l’uomo e serve Calaiò per lo 0-3.

La seconda da titolare, in punta di piedi: non è un giocatore da serie B.

In campo quando il Catania è in dieci, cerca subito di dare vita al Varese con un destro da fuori che regala l’illusione ottica del gol. Poi si muove molto e sbaglia altrettanto.

Entra per Kurtisi e va a fare l’unica punta, che non è il suo mestiere. Non è in condizione ma cerca di giocare in velocità. Non c’è mai stato in questa stagione e sarebbe servito.