VARESE Metti un avvocato col vizio del jazz dall’animo nostalgicamente divertito qual è Paolo Conte. Metti “l’uomo dai mille volti” come Arturo Brachetti. E metti un immenso cantastorie capace di descrivere le vicissitudini di oltre 40 anni di vita quotidiana del nostro Paese qual è Francesco Guccini. Risultato? Un trittico di altissimo livello messo a segno dalla NetService capitanata da Miguel Dell’Acqua, e che con l’apertura della prevendita dei biglietti, la città giardino si prepara ad accogliere già dalla prossima settimana (info: 337/50.23.62).Ecco le date. Il 1° ottobre, alle 21, l’uomo che ha incantato le platee parigine, e non solo, torna sul palcoscenico del teatro di Varese, a quasi dieci anni di distanza (il 26 gennaio del 2002 fu proprio lui ad aprire per la prima volta il sipario dell’Apollonio), il giorno prima di ricevere la targa «Le parole della musica» del Festival del Racconto andato, l’anno scorso, a Francesco Guccini. Doppio appuntamento, il 18 e il 19 ottobre, sempre al teatro di piazza Repubblica, con lo spettacolo “trasformista” di Arturo Brachetti. Poi, al Palawhirpool di Masnago, l’11 novembre arriva il grande Francesco Guccini. Quello più autentico, quello che dal vivo è nella sua dimensione più vera. E secondo una specie di liturgia di rito che comincia con il c’era una volta di «Lunga e diritta correva la strada» di «Canzone per un’amica» e finisce con l’epos trionfale della «Locomotiva» cantata, come sempre, davanti a una selva di pugni chiusi alzati al cielo. Anche stavolta, per quello che si vocifera sia il suo ultimo concerto, nonché unica data
del Nord Italia del montanaro di pianura nato a Modena. Un uomo schivo e avaro di sé, indolente e ponderato, sobrio e bevitore, pigro e serio, e infaticabile ciarliero, ma mai delle sue canzoni. Perché delle sue canzoni Guccini si rifiuta di parlare. Forse perché – come ha scritto un altro modenese eccellente, Edmondo Berselli – «le canzoni di Guccini, quelle vecchie e quelle nuove, contengono una specie di elemento fatale, un andamento inevitabile, quell’essenzialità che è tipica dei classici». E classica è la sua andatura, il suo modo di essere uomo della provincia e, al contempo, capace di evocare leggende, miti e avventure. Questo è Guccini: un esempio, che dopo oltre 40 anni di carriera si rivela per quello che è. Un “artigiano”, come ama definirsi, abile, ancora oggi, in mezzo ai tanti ripensamenti di ogni genere, a dimostrarci cosa siano coerenza e fedeltà ad una linea di pensiero.Ecco perché da Guccini accorrono sempre in tanti. Come accadde al ritiro del premio «Le parole della musica», l’anno scorso, o al suo concerto varesino di qualche anno fa. Ed è proprio a Varese che ha scelto di tornare per chiudere, forse, il suo curriculum dal vivo. E se fosse davvero il suo ultimo concerto? Ci mancheranno le sue canzoni intervallate da ciance e bicchieri di vino. Ci mancheranno scalette costruite su pezzi storici ingolositi da perle di satira politica, l’abilità d’intrattenitore di folle, almeno pari a quella di poeta della parola. Ci mancherà il grande Francesco live. Ma di vivo, nel tempo, rimarrà la sua poesia.Barbara Rizzo
s.bartolini
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