Tutti ai piedi di Roko. Faye il suo paggio

La nostra media voto dopo otto giornate premia il croato (ovvio) e il senegalese (lieta sorpresa). Bocciati Shepherd e Davies, a sprazzi Galloway, bravi gli italiani. E aspettiamo il miglior Wayns

Otto partite di campionato: un primo, sensato giudizio si può dare. Abbiamo fatto la media dei voti con cui La Provincia, ogni domenica, ha classificato i biancorossi: i promossi sono solo quattro. Avvertenza: nella vera graduatoria chi ha disputato più di metà degli incontri.

(7 partite giocate) Il clamore della sua media sta nella differenza con il resto dei compagni. È l’inizio e la fine di questa squadra. Leader già all’esordio contro Milano (6,5) con un solo allenamento nelle gambe, deflagra nel prosieguo. Il picco (8,5) a Capo d’Orlando, l’unico neo la sconfitta di Trento (5), dove naufraga insieme al contorno. In mezzo, la luce.

(8 partite) Ragionando di pietre angolari, il mattone senegalese può fregiarsi legittimamente del titolo. Indispensabile per abnegazione, rimbalzi, “intangibles” che non finiscono nei tabellini ma scaldano il cuore dei tifosi. Domina contro Pesaro (8), stecca contro l’Armani (5), quando tutta la squadra soccombe sotto canestro. È la costanza di rendimento a premiarlo.

(8 partite) La sufficienza del capitano è assai significativa, perché da una parte spiega un contributo alla causa sempre tangibile e di cuore, dall’altra enfatizza la mancanza di acuti che abbiano fatto spellare le mani (Torino a parte, 8, con cui sfiora il record carriera di punti). Contro Sassari (4,5) spara a salve, per il resto rimane uno dei pochi imprescindibili.

(6 partite) La media più facile: ogni volta che tocca il campo merita di non finire tra i bocciati. Per la dignità del suo apporto in una serie A per ora più grande di lui. E perché ispira la consapevolezza di essere materia grezza da poter plasmare.

(8 partite) Inizia malissimo, con un doppio 4,5 contro Caserta e nel derby. Poi, Trento a parte, si riscatta, diventando affidabile, solido e continuo. Dà spesso l’impressione di essere l’unico vero difensore tra i lunghi. Molto bene davanti ai big men di Pesaro e al cospetto del panzer Oriakhi (7).

(8 partite) Ci mette un po’ per meritare la promozione (il 6,5 contro Pesaro), poi galleggia, tracollo personale di Capo d’Orlando a parte (4, con -12 di valutazione). È arrivato “bidone”, si è trasformato in attaccante di razza, è rimasto menomato in difesa: l’eccezione contro Pittman, non a caso la miglior partita (7).

(7 partite) L’apatia, i ferri presi costantemente di mira, l’impalpabilità del suo segno sono – per la memoria visiva – un 4 fatto e finito. Gli sprazzi di difesa contro Pesaro, Capo d’Orlando e Torino annacquano un giudizio che non può essere che negativo: acquisto sbagliato.

(5 partite) Tutto sommato il peggiore. Ha una grande colpa: avere davanti un titolare come Thompson e non sfruttare l’occasione di rubargli il posto. Risultando, terza giornata a parte, persino più indisponente di lui.

(3 partite) Sotto il quorum è il migliore. A Milano, dopo l’ne contro Caserta, stupisce. Poi si merita altri due 6 di stima, perché lotta contro i suoi limiti.

(3 partite) Anche per lui il giudizio è impossibile: alla prima, però, è l’unico che si salva (6,5), mentre non può far nulla al rientro in Trentino (5) e piaciucchia contro la Virtus (6,5).

(4 partite) Da Caserta (4,5) a Bologna (7) ci sono di mezzo un infortunio e un malinteso. Entrambi risolti, sembrerebbe: se il pallino resta in mano a lui, son dolori; se serve a spezzare il ritmo, è il cacio sui maccheroni.

(3 partite) Toccate e fughe contro Milano e Sassari, male nell’unica occasione in cui ha spazio (Capo d’Orlando, 5).