Le palle e la storia Dalla Lazio per Fascetti

6 giugno 1982-3 dicembre 2014: tutti all’Olimpico per un brivido lungo 32 anni, Lazio (se non fa la stupida stasera con il Bassano) contro Varese. Peccato non arbitri ancora Agnolin: sarebbe stato bello batterlo. È tutta un’altra storia, ma è sempre Lazio-Varese. Allora tre tiri piazzati (due inventati) rovinarono la favola più bella nella storia biancorossa, quella di Fascetti. Per noi è un’altra finale. Col passato. Per chiudere la ferita più sanguinosa in 104 anni di vita. Con lo spirito del Betti, che ricorda molto Fascetti, tutto è possibile.

Il Varese amichevole che nel primo tempo rischia l’impossibile diventa un bue quando l’arbitro Mazzoleni (Nasca e Candussio, al confronto, sono fuoriclasse) prova a pestargli i piedi con l’espulsione di Corti e fischia a senso unico (contro) quasi per vendicarsi dello stadio che lo contesta ferocemente. O semplicemente perché nel piccolo Franco Ossola senza fenomeni ne mancava uno: lui. È la squadra-anima di Bettinelli: quando sembra persa, non vuole morire e si esalta trasformando la partita in un’arena. Una squadra solo palle, fuoco, sfide. Se le pesti la coda, ti sbrana. La linea Bastianoni-Borghese-Blasi-Neto fende il campo, è l’asse da cui parte tutto, i migliori che si trascinano dietro gli altri. L’acquisto migliore, adesso sotto con gli altri: tenere Forte (1) perché corre per dieci e ha la fame del Varese, magari riportando Rivas (2) e prendendo un leader difensivo (3) che tiri i fili. Sperando nella favola Pavoletti (4).

1: caro direttore sportivo dello Spezia Angelozzi – ma c’è anche Sebastiani del Pescara (niente Sforzini, eh: basta vecchie glorie), o Pulvirenti del Catania (Çani va benissimo) – se lo acquisti e ce lo lasci per un altro anno (da voi sarebbe utilizzato con il contagocce), l’anno prossimo ti ritroverai in casa un giocatore già pronto, da doppia cifra, sia come gol segnati che come soldi investiti. Se poi vuoi rimandarci anche Rivas, fai pure: rinascite e rivincite, qui, sono la specialità della casa.

2: siamo contrari alle minestre riscaldate (vedi Terlizzi, che in più ha una macchia: Samp-Varese) ma nel caso dell’ala argentina chiudiamo due occhi. Perché manca qualità, perché avrebbe chiamato un dirigente biancorosso dicendo «voglio tornare», e perché è pronto a rimettersi in gioco.

3: serve uno che ha i fili in mano (il Pesoli del primo anno, per dire) e allora buttiamo lì il nome di Santacroce – ci avrebbe strizzato l’occhiolino – anche perché si integrerebbe bene (è rapidissimo, e Borghese invece è un armadio da gioco aereo).

4: Pavoletti è ancora inchiodato alla panchina del Sassuolo ed è uno scandalo del nostro calcio, perché se non gioca titolare in una medio-piccola di A chi ha segnato 24 gol in B, in Italia non c’è futuro. Leo manda messaggi al presidente Laurenza anche durante le amichevoli («Quanto siamo?», «Si vince?», «Forza Varese»): se all’ultimo giorno di mercato fosse ancora in naftalina, indovinate dove tornerà?

Ps: Cani del Catania ci piace, è “caldo” (che playoff col Bari) e ha voglia di spaccare il mondo. Guarda caso, alla Pavoletti.

Andrea Confalonieri

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