Meno feste e più gioco. Siamo il Varese

Il commento del direttore Andrea Confalonieri dopo il pareggio dei biancorossi al Franco Ossola contro il Tradate

Il lato oscuro del Varese: 96 minuti di lanci lunghi con il minuscolo e orgogliosissimo Tradate (pochi rimborsi spese di chi ogni giorno fa un altro lavoro: pensate che il numero 10, Alessandro Amato, fa anche il direttore sportivo), poco gioco ma tanta anima che – incarnatasi in Gheller – trascina la squadra all’arrembaggio finché arriva il pareggio, acchiappato per i capelli, e poi quasi alla vittoria perché nessuno ha un pubblico che spinge e fa la differenza come quello biancorosso. Ma è il secondo pareggio di fila rimediato per il rotto della cuffia, ed è la seconda partita consecutiva in cui gli arbitri ti fanno la guerra (il rigore dell’1-0 non c’era) e tu, sbagliando, l’accetti cercando quasi la sfida che si tramuta in rissa, cartellini, lotte all’ultimo quartiere: se si pensasse solo a giocare non saremmo qui a gioire per un 1-1 casalingo con il Tradate. Già che ci siamo, ricordiamo a tutti che se ti chiami Varese, il tuo nome e la tua professionalità (abbiamo detto che per tutti, qui, ogni partita in Eccellenza è come una partita in serie B) impongono di festeggiare meno – visto quanto si è visto sul campo, sono esagerate le due serate festaiole consecutive di settimana scorsa con tanto

di balli, canti e libagioni pubbliche – perché non hai ancora vinto nulla. Anzi, hai preso due punti su sei, giocando pure malaccio. E perché Natale non è ancora arrivato. Tutte queste cose le diciamo perché noi non ci fermiamo al risultato ma guardiamo la prestazione, cosa c’è dietro e cosa c’è fuori, e guardiamo al futuro. Qualcuno se l’è presa con l’allenatore ospite Ulisse Raza che, dopo essere stato espulso, ha spinto la sua squadra da dietro la rete con passione e virulenza nonostante la tribuna non sia stata tenera con lui: ricordiamo a costoro che per due volte il Tradate avrebbe potuto segnare il 2-0 in uno stadio e contro una società di serie B con una formazione dilettantistica nel senso più puro e bello del termine. Quindi, poche storie: complimenti Raza, e noi rimbocchiamoci le maniche. Su Pià ci siamo già espressi: chi non accetta una riduzione del 20% di un ingaggio che non è certo da Eccellenza dopo non averci dimostrato quasi nulla, non è da Varese. Meglio il piccolo Leonardo che arriva dal Brasile in cerca di fortuna, entra in campo e gioca sempre come fosse l’ultima partita della sua vita nel Varese. Ma non è stata e non sarà mai l’ultima, Leo.