Grandi opere: «Vanno completate. Sono un investimento per il futuro manifatturiero della nostra provincia» sostiene il presidente dell’Unione Industriali di Varese Giovanni Brugnoli.
I prossimi mesi saranno decisivi per molte opere fondamentali per il nostro territorio. A partire da Pedemontana che, dopo la boccata d’ossigeno della defiscalizzazione concessa dal Cipe a fine luglio, si appresta a vedere ultimate le prime due tratte dell’autostrada Busto-Dalmine (l’inaugurazione del collegamento tra la A8 e la A9) e il primo lotto della tangenziale di Varese.
Opere da cui si attende un drastico taglio delle code e dei tempi di spostamento di lavoratori e merci.
Il fronte più caldo è quello dei collegamenti su rotaia. In queste settimane estive sono iniziati anche i lavori di scavo per la realizzazione del collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa, un’opera da 115 milioni di euro.
In corso anche il cantiere infinito della Arcisate-Stabio, la bretella ferroviaria da 263 milioni di euro che servirà principalmente per agevolare la mobilità dei pendolari frontalieri: a settembre si attende il via libera decisivo del Cipe per la variante sul deposito delle terre di scavo, problema che ha fatto slittare l’ultimazione dell’opera oltre la scadenza di Expo (mentre il tratto svizzero è già concluso).
Infine nei prossimi mesi si attendono i progetti definitivi dell’adeguamento del corridoio ferroviario Luino-Gallarate, finanziato con 120 milioni di euro dalla Confederazione Elvetica. Ma il quadro potrebbe ampliarsi alle altre opere che il territorio sogna, come il secondo lotto della tangenziale di Varese fino al Gaggiolo, l’autostrada Varese-Como-Lecco, le varianti della statale 341 (opera accessoria di Pedemontana) e del Sempione.
La necessità di adeguare la dotazione infrastrutturale è un tema che da sempre unisce il sistema produttivo varesino. «Ogni giorno di stop ai cantieri, oltre a causare difficoltà pesanti ai cittadini, è una coltellata inflitta alla competitività delle nostre imprese» ammette Renato Scapolan, presidente della Camera di Commercio di Varese, che chiede di «andare avanti» con le grandi opere.
«Dalla veloce chiusura dei più importanti cantieri sul territorio dipende una buona fetta della capacità del sistema produttivo locale di tornare alla crescita – sottolinea il presidente di Univa, Giovanni Brugnoli – La competitività delle imprese è legata anche ai tempi con cui la nostra provincia e le aree circostanti si doteranno di opere in grado di far risparmiare tempo e denaro negli spostamenti di merci e persone».
«Dall’accessibilità a un’area industriale dipende un fattore fondamentale per i prossimi anni, la capacità di attrarre investimenti produttivi, anche stranieri».
Così i cantieri, secondo Brugnoli, non si devono fermare: «È autolesionista pensare di mettere in discussione opere che dopo periodi biblici di progetti e ipotesi sulla carta, sono oggi quasi realtà – sostiene il numero uno di Univa – non possiamo arrenderci all’ultimo miglio di una maratona faticosa. Non possiamo ogni volta far ripartire da zero il confronto sulla programmazione dell’assetto infrastrutturale del Paese, voltando le spalle a quella modernizzazione necessaria per tornare a creare opportunità di lavoro. Pena l’incertezza che è la prima causa di sfiducia».
Non ci sono alibi: «Nemmeno le risorse a disposizione possono rappresentare un problema – afferma Brugnoli – La spesa pubblica non è, in quanto tale, un ostacolo alla crescita. Lo è solo quella improduttiva, quella di qualità è invece un fondamentale volano allo sviluppo. Come ogni euro tolto a uno spreco è un tributo alla produttività del Paese, così ogni euro messo nel finanziamento di un’opera come Arcisate-Stabio, Pedemontana o collegamento fra i due terminal di Malpensa, rappresenta un investimento sul futuro, anche manifatturiero».
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