VARESE – Stipendi, a Varese si guadagnano oltre mille euro lordi all’anno in più della media nazionale. Con Milano il “gap” è notevole: più di cinquemila euro all’anno. Ma l’impressione è che la realtà “là fuori” sia decisamente più complessa di quella descritta dalle statistiche. E i trentenni si chiedono «che ne sarà di noi?».
Quanti di loro raggiungeranno una retribuzione annua lorda di 29mila e 278 euro, la media pro capite calcolata per la provincia di Varese dalla classifica “Geography Index 2015” che è stata stilata per il quotidiano “Repubblica” dall’Osservatorio JobPricing, un’organizzazione con sede a Bergamo.
L’indice è il frutto di una serie di rilevazioni effettuate nell’ultimo biennio sulle dichiarazioni dei redditi di oltre 350mila persone, lavoratori dipendenti nel settore privato.
I risultati dell’indagine confermano come le città in cui conviene stabilirsi per avere un lavoro ben retribuito siano quasi tutte nel Centro-Nord, a partire da Milano che può vantare una retribuzione lorda pro-capite di ben 34mila e 508 euro. Tra le prime venti della graduatoria c’è anche Varese, che si piazza in sedicesima posizione nazionale con un reddito, appunto, di poco più di 29mila euro. Solo a Monza, per quel che riguarda la Lombardia, si guadagna di più (30mila e 483 euro, ottavo posto assoluto), mentre i “cugini” di Como possono vantare retribuzioni leggermente inferiori a quelle dei varesini (29mila e 163 euro, diciottesima posizione in classifica).
Anche Lecco, tra le città lombarde, entra nelle prime venti. Analizzando i dati, si scopre inoltre che a Varese gli stipendi medi lordi sono di oltre mille euro più alti della media nazionale, che si attesta sui 28mila euro, mentre invece l’effetto-Milano fa cadere tutte le altre province lombarde sotto la media regionale che è pari a circa 31mila euro. Stipendi “fortunati” per i varesini? Lo chiediamo ad un trentenne (classe 1985) che risiede nel capoluogo, , che è anche consigliere comunale. «Il dato non mi stupisce, è risaputo che Varese è una realtà messa meglio rispetto a tante altre sotto questo profilo – spiega Conte – Lo si vede girando per la città, ma ce ne si rende conto anche dal costo della vita che abbiamo dalle nostre parti e che
è per molti versi paragonabile a quello di Milano e delle altre città lombarde». Lo stesso giovane consigliere comunale ammette di non raggiungere la soglia della retribuzione media pro-capite indicata dall’Osservatorio JobPricing: «Conosco tante persone della mia età che non rientrano in quella fascia e credo che ci sia un problema generazionale di fondo – sottolinea Luca Conte – ad alzare la media sono soprattutto altre fasce, entrate nel mondo del lavoro molto prima di noi». E l’impressione è che, guardando la statistica da un’altra angolazione, «ci siano molte più persone al di sotto di quella fascia di retribuzione media, visto che ad esempio l’impiegato base, l’operaio o chi lavora in un negozio non arrivano a guadagnare quella cifra, mentre ci sono imprenditori che possono alzare notevolmente la media».
L’aspettativa dei giovani è di poter aspirare ad un reddito di quel livello, ma è tutto da vedere se si concretizzerà: «Qualcosa è cambiato in questi ultimi mesi, è innegabile, anche per le nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro – spiega Luca Conte, riferendosi all’ondata di riforme – Ma c’è nel contempo il timore di rimanere tagliati fuori da questi cambiamenti, per chi come me fa parte di una generazione di transizione, che si trova nel bel mezzo di questa grande fase di cambiamento».
Così oggi ci si adegua, ad esempio, prolungando la permanenza sotto lo stesso tetto dei propri genitori. «È una soluzione vantaggiosa da un punto di vista economico, perché costruirsi una vita non è impossibile, ma sicuramente più difficile».