«No, Ukic non è sereno. Però a questo punto ci dica cosa vuole fare»

Il nostro Fabio Gandini intervista Stefano Coppa, presidente della Openjobmetis Varese, il giorno dopo la vittoria dei biancorossi

Il day after è quello del sollievo, della soddisfazione e di un pizzico di consapevolezza, sapori che la conquista del secondo round di Fiba Europe Cup ha saputo instillare nei palati dell’ambiente. Per la pace dei sensi, però, si prega di risuonare più tardi: ora è in ostaggio di una decisione che tarda ad arrivare. Lo sa e lo dice anche Stefano Coppa.

Sollevato, direi. Non è stato semplice passare il turno, ma ce lo siamo guadagnati, in primis imparando a giocare tante partite ravvicinate in una situazione di emergenza: alcune le abbiamo perse con un po’ di rammarico, altre siamo stati bravi a farle nostre e non era così scontato, vedi il ritorno contro Ostenda. In più abbiamo avuto la possibilità di far crescere gli italiani, ottenendo – come si è visto ieri sera – delle buone risposte. Insomma, sono soddisfatto: per qualcuno la Fiba Europe Cup è una “coppetta”, ma affrontarla non è poi così facile visto che ti trovi a confrontarti con dei campioni nazionali.

A sprazzi sì. Ma questa non è ancora una squadra. Ha delle folate, ma non è ancora capace di restare concentrata per tutti i 40 minuti e talvolta paga tale mancanza. Vi faccio una contro-domanda: secondo voi questa Varese ha un blocco giocatori di qualità inferiore rispetto a quello degli ultimi due anni?

E allora va reso merito ai miglioramenti che dal 4 ottobre a oggi ci sono stati e vanno aspettati quelli che ci saranno. Dobbiamo semplicemente imparare a stare sempre sul pezzo, perché quando non lo facciamo diventiamo un insieme di individualisti che non hanno, o almeno non tutti, il talento necessario per farcela da soli.

Il pallino è in mano a lui, che ha in mano una proposta interessante e importante sotto tutti i punti di vista, economico compreso. Gli avevamo dato un termine, il 16 novembre, entro il quale non è arrivata alcuna risposta. Ora, quindi, siamo costretti a ragionare come se ci avesse detto di no, perché dalla sua decisione ne dipendono tante altre: non possiamo farci trovare impreparati il 23 dicembre. Questo significa che stiamo già monitorando il mercato in tutte le direzioni. Se poi Ukic ci dirà di sì in tempo utile, bene, lo accoglieremo a braccia aperte; se ci dirà di no, lo ringrazieremo comunque, perché a Varese ha dato qualcosa di veramente importante.

No, a me non sembra avere la serenità giusta. È come se fosse nervoso, destabilizzato.

Sono scelte che spettano ad Arrigoni, Moretti, Vanoncini e Conti, che già si stanno interrogando sul da farsi. Sarà difficile trovare un regista comunitario, meglio forse virare su un’extra, sacrificando qualche passaporto.

La situazione Ukic ci blocca anche nei loro confronti: per questioni regolamentari è un rischio liberarsi a cuor leggero dei loro contratti se poi Roko se ne dovesse andare. Sia su Mychel che su Jevohn c’è stato l’interessamento di Pesaro, prima uno, poi l’altro: adesso, però, è tutto fermo. Penso tuttavia che Thompson possa finire all’estero.

Il messaggio che ha mandato sulla questione Ukic non era di certo rivolto alla società… E’ in difficoltà e lo capisco. Ora come ora, oltretutto, agli allenamenti ci sono troppi giocatori: abbiamo una rosa calcistica.

Rimane quello di sempre: giocare il maggior numero di partite possibili. Poi crescere mentalmente e a livello di gioco, cancellando gli individualismi e gli egoismi.