Ensi racconta il suo “Rock Steady”. Il rapper torinese ha presentato ieri, il suo terzo album, oggi in uscita, alla Casa del Disco di Varese dov’è tornato volentieri per incontrare un centinaio di fan.
È sempre bello vedere i ragazzi che supportano quello che fai al di là dei meri numeri che siano 10, 100 o 1000.
Mostra quanto i fan tengano conoscere la tua musica. Per alcuni fare una foto, ricevere autografi e comprare il disco è un momento importantissimo, lo stesso fanatismo di quando eravamo piccoli. Chiunque si metta in cosa per incontrarmi, ha il mio rispetto e la mia riconoscenza.
Ho fan che mi porto dietro dall’inizio, e altrettanto è bello averne di nuovi. Sono tanti giovani, ma ricevo feedback anche da persone adulte. Infondo l’hip hop ormai è negli “anta”. È bello questo riscontro, perchè spesso rap è additato come genere solo per teenager. Io rispetto tutto il pubblico. Il mio è misto e va dai ragazzi più piccoli che sono arrivati grazie alla visibilità “main stream”, ad altri appassionati dalla concretezza di un rapporto musicale che hanno costruito con me. Sono cresciuti ascoltando la mia musica. Ne “L’alternativa”, un pezzo del nuovo disco dico che “non sputo sui giovani, li cresco”. È questo l’intento.
“Rock steady” è l’evoluzione coerente del mio percorso, molto riconoscibile e molto hip hop con un uso spropositato di breakbeats. Spesso chi finisce sotto i riflettori, sembra dimenticarsi da dove sia arrivato. Io vorrei dare l’idea che questo non sia avvenuto.
È un disco molto hip hop. Le varie sfaccettature sono bene definite a livello musicale, ogni pezzo ha propria identità e dimensione. Se dovessi stilare un elenco di pezzi che mi hanno cambiato la vita ci sarebbe un brano hard core, uno party, uno d’amore. Non sono sempre arrabbiato o felice.
A livello tecnico bisogna concentrarsi tanto sull’interpretazione. Il disco non ha doppie voci, è registrato tutto su una traccia. Volevo che emergesse quell’interpretazione che nel freestyle è così naturale, d’impatto e trasversale. È molto fluido a livello di flou, a tratti molto poetico e intimo o forte e crudele: sono aspetti della mia personalità. Potrei fare un progetto hard core con basi killer, rime “straccia popoli”, ma sarebbe solo una parte del mio essere. So che i miei fan amano quando distruggo i miei avversari sul palco, ma è inutile mentire: non puoi pensare che viviamo col coltello tra i denti, in una vita fatta di ghetto e sparatorie, viviamo in Italia nel 2014. Non fatevi ingannare da quell’immaginario perché non esiste.
Prevalentemente l’hip hop, sono fanatico, ma nel telefono ha anche i dischi di Stromae, The Black Keys e Y’akoto, che ho la vortuna di avere nel mio disco.
Spero inizi presto, prima della fine dell’anno. Mi piacerebbe capitare da queste parti.
Ho fatto moltissime collaborazioni negli ultimi due anni, dal main stream all’underground. Credo che alla base ci siano diversi aspetti, umani e artistici. C’è un forte rispetto artistico e probabilmente faccio cose diverse dagli altri.
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