Decine e decine di denunce per contributi non versati all’Inps dalle aziende della zona. Centinaia di fascicoli si accumulano sui tavoli dei sostituti procuratori della Repubblica di Busto Arsizio e a quanto pare il numero delle segnalazioni sarebbe aumentato sensibilmente negli ultimi mesi. Le imprese locali, a causa della crisi economica e della stretta creditizia delle banche, hanno sempre più bisogno di liquidità. E così, secondo quanto denunciato dall’Inps, non versano nelle casse dell’ente una parte dei contributi dovuti.
L’accusa, per gli imprenditori, è quella di appropriazione indebita nei confronti dei loro dipendenti. Un fenomeno presente anche in passato, ma che negli ultimi mesi sembra essere esploso anche a causa di controlli più efficienti messi in atto dall’istituto di previdenza sociale. «Per quanto ci riguarda non è cambiato molto rispetto al passato – spiega Tulio Ferretti, direttore dell’Inps di Varese -. Ci sono dei contributi che il lavoratore dovrebbe versare all’Inps. Tecnicamente il datore di lavoro trattiene questi soldi dalla busta paga e poi li versa all’ente previdenziale. Periodicamente effettuiamo dei controlli e quando ci accorgiamo che l’azienda non ha effettuato il versamento, mandiamo un avviso. Se il proprietario non provvede al pagamento allora scatta la denuncia alla Procura. Si tratta di appropriazione indebita». Il fatto paradossale è che sono le stesse aziende, tramite un’autocertificazione, a dire all’Inps di non aver versato quei contributi.
Ma perché, allora, questa impennata delle denunce? «Da quando il sistema è stato informatizzato i controlli sono diventati molto più serrati. Vengono fatti in automatico mese per mese». Il direttore Ferretti spiega come la prassi di trattenere, almeno temporaneamente, parte dei contributi presso l’azienda fosse usuale anche in passato. «Prima però, quando le pratiche erano gestite manualmente – continua Ferretti -, tra un controllo e l’altro potevano passare anche 8 o 10 mesi. In quel tempo l’azienda poteva recuperare il denaro trattenuto e
versarlo nelle casse dell’Inps. Ora questo non è più possibile». E così ora le denunce si accumulano intasando le cancellerie dei sostituti procuratori di Busto Arsizio e provocando lunghe code, ogni mattina, presso gli uffici giudiziari, dove bisogna depositare i fascicoli. Dopo la crisi e la stretta creditizia, quindi, sembra essere la tecnologia, in questo caso, a mettere i bastoni tra le ruote delle aziende. Sempre più in difficoltà, nonostante da più parti si parli di una ripresa economica che dovrebbe ormai essere alle porte
Busto Arsizio
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