Pietro Frontini, ecco il cuore del Varese «Questa società è un sogno realizzato»

Molto più di un dirigente accompagnatore: c’era 11 anni fa nella prima Eccellenza, c’è anche oggi: «Sarà durissima, chiunque giocherà contro di noi lo farà alla morte. Ma noi sappiamo soffrire»

La storia ricomincia. Così come 11 anni fa, dall’Eccellenza. Così come 11 anni fa, con Pietro Frontini. In punta di piedi, in silenzio, con professionalità, Pietro è diventato una colonna del Varese in questi anni. Enzo Rosa e Giorgio Scapini, in fase di formazione della nuova società, hanno deciso di reintegrarlo. Non potevamo chiedere di meglio. Perché no, non può proprio esistere un Varese senza Pietro Frontini. Nel ruolo di dirigente accompagnatore della prima squadra, come sempre, ci sarà lui. Ma non è una questione di ruoli per Pietro, quando si parla di Varese. Per questi colori, farebbe follie. Lui stesso, qualche giorno fa, ci aveva confidato che non si sarebbe potuto immaginare il Franco Ossola vuoto di domenica, così come non avrebbe voluto passare le

domeniche lontano dal Varese. Lui che il Varese lo ha sempre sognato, fin da bambino.Che cosa è per lei il Varese?«È un sogno. Da bambino andavo allo stadio a vedere il Varese, poi correvo fuori per aspettare i giocatori prima che salissero sul pullman. Quando poi, un po’ di anni dopo, ho avuto la possibilità di salirci su quel pullman, ho coronato un sogno. Mai avrei pensato di poter arrivare a tanto, nel mio Varese. Ho sempre tifato per il Varese, sempre. Ero presente sotto il diluvio quella volta che battemmo la Juventus. Nessuno aveva il coraggio di aprire l’ombrello, quindi con i miei amici ci riparammo sotto un cellophane. Ma c’ero anche in quel famoso Varese Torino, in cui ci fu invasione di campo».