Il Varese sulla carta non è superiore ad alcuno (ma con 21 squadre in 13 punti, chi lo è?) e non dobbiamo pensare che sia scontato battere il Perugia: il giorno che lo facessimo, saremmo fritti. Questa partita ce lo ricorda, e ci ricorda che dobbiamo salvarci, dobbiamo farlo fino al 90’ e oltre, indovinate con chi? Con quello che la butta dentro. Non è bello, alla Pippo Inzaghi, ma quando segna
è uno spettacolo. Corre, torna, prende falli (spallate, strattonate, calcioni) ma se gli concedi mezzo tiro ti castiga. È la partita per non dimenticare che questa squadra, se va sotto o viene raggiunta, urla, spinge, non si piega, riemerge (vedi Spezia, Bari, Lanciano, Frosinone). È la partita per rinforzare una convinzione: siamo rovi, roccia e fango. E se l’anno scorso ci siamo salvati all’ultimo secondo, quest’anno dovremo farlo all’ultimo decimo di secondo.
Il Varese ha pagato settimane di grandi prestazioni fisiche e mentali: non puoi sempre sciorinare ottime partite ma a volte devi essere orgoglioso di una prova splendidamente normale. In più il Perugia è tosto, altro che il Modena o l’attuale Catania. Esterni micidiali (Del Prete e Crescenzi) e qualità in mezzo dove aveva la superiorità numerica (noi l’avremmo dovuta avere sulle fasce ma con lo Scapinello e il Falcone di ieri era impossibile). È solido dietro (Comotto e Rossi), e Flores quando colpisce di testa sembra che lo faccia col piede. Ospiti ordinati, tosti, duri e forti (Verre). Per dire: sono costruiti meglio del Bari (Mangia è saltato per colpa degli squali in spogliatoio, della mancanza di un toro d’area, di una piazza che si sentiva e si sente già in serie A, così non ci andrà mai).
E comunque il Varese, nonostante fosse in difficoltà anche un po’ fisica, non ha mollato mai. Ma avete visto Borghese che sale e si butta dentro a far casino sulla rimessa laterale del pareggio? Lì c’è tutto: volevamo pareggiarla ma anche vincerla in pochi minuti e se fosse durata un paio di istanti in più, ce l’avremmo fatta.
Parliamo un po’ di Luca Forte. Prima tesi: l’anno scorso ha ricevuto complimenti da tutti, perfino dagli osservatori di Sogliano. È giovane, è nostro e va tutelato proprio ora che può pensare «potevo andare in A e invece sono in panchina dietro a Miracoli». Forza, Luca. Ha la faccia di un giocatore deluso, bisogna stargli vicino. Anche perché non gioca più dal playout col Novara, in più è tutta corsa e velocità, quindi se non può correre veloce, si perde nel nulla. La seconda strada: ti sentivi già in serie A, magari al Pescara, e la faccia è di quello che voleva essere da un’altra parte. Dimostraci che non è così. Scegliete voi.
Oggi non è un giorno normale per il Varese: nell’aria c’è qualcosa di grosso. Ieri con lo stadio ormai deserto, davanti al tunnel degli spogliatoi abbiamo intravisto un abbraccio tra Nicola Laurenza e Michele Lo Nero: se non sapeva d’addio, minimo aveva il sapore dell’arrivederci. E poi, se la penalizzazione del 16 novembre è stata evitata, chi ha pagato? Arriva da sud, oggi sapremo il suo nome e magari da sabato ad Avellino anche tutta Italia lo vedrà.