«Ripetersi è difficile, provarci bellissimo. Ma non bisogna più guardarsi indietro»

Beppe Sannino al telefono con il direttore Basso: «Ivan è un campione, ma soprattutto un grande uomo . Il Varese-day? Ci provo, festeggeremo insieme. Ogni storia è a sé: gli elogi vanno ai protagonisti di oggi»

Riunione di redazione, ore 12.30: il timone (o il manubrio) è tra le mani di Ivan Basso. Il ritmo è serrato, perché il direttore per un giorno è un vulcano di idee. Durante la discussione suona il telefono del direttore… di tutti i giorni: è Beppe Sannino.
Il cellulare, per questioni di grado, raggiunge il capotavola permettendo a due campioni amatissimi da tutti i varesini di salutarsi e scambiare quattro chiacchiere, con piacere e affetto. Questa intervista è stata la più logica conseguenza: nel giornale diretto da uno sportivo che ha fatto la storia di Varese, non potevano mancare le parole di un altro sportivo che ha fatto la storia di Varese.

Devo dire che è entrato benissimo nella parte. Mi ha fatto molto piacere sentirlo. Posso dire di aver conosciuto un grande direttore di una grande testata. Io e Ivan ci siamo incontrati la prima volta quando allenavo il Varese: ho conosciuto un campione che, soprattutto, è un grande uomo. Umile, di grandi valori.

Da questo siamo accomunati: entrambi crediamo nei valori, nella fatica, nei sacrifici.

Mi spiace non poterlo incontrare di persona: purtroppo mi ha detto che non sarà a Forte dei Marmi per la Tirreno-Adriatico (Ivan sarà infatti sarà impegnato alla Parigi-Nizza, n.d.r.). Peccato, l’avrei portato con piacere a mangiare in un bel posto e, davanti a un calice di vino, mi sarei fatto raccontare del suo nuovo lavoro e avremmo parlato di Varese e del Varese.

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Mi ricordo l’intervista in cui mi aveva lanciato questa proposta: purtroppo allora i rispettivi impegni non ce lo permisero. Se e quando ci sarà possibilità, lo farò con molto piacere: sono curioso di vedere cosa fa, cosa dice, come dirige i suoi corridori. La forza di Ivan è che, nella sua grandezza, è una persona normale. Una persona come noi. Lo ha dimostrato, per l’ennesima volta, poco tempo fa quando ha dovuto fermarsi per un problema importante: prima ha detto che avrebbe deciso dopo essere tornato a stare bene e poi ha deciso di smettere. Lì si è visto l’uomo e la sua grandezza. La vita va avanti per altre cose e l’Ivan Basso campione resterà per sempre.

Quando siamo stati insieme ho sempre visto una persona umile, che sa e ha piacere a stare con la gente. Per me è stato un grande onore quando Edoardo Bulgheroni ha detto: “Mi emoziono solo per Basso, Pozzecco e Sannino”. Ivan e Gianmarco hanno lasciato una grande traccia a Varese e nei varesini, io spero di lasciarla ancora quando tornerò, gratis, ad allenare il Varese nel mio ultimo anno di carriera.


Quest’estate ho visto il brutto e il bello del Varese. All’inizio, quando tante persone lo volevano, non capivo chi erano, sentivo tanto parlare ma vedevo pochi fatti: ero perplesso da certi personaggi.

Poi però si sono avvicinati quelli che hanno davvero a cuore il Varese, che conoscono tutte le gioie, e i dolori, del Varese. Ho visto Enzo Rosa, che si è dato da fare per portare le persone giuste; il presidente, che si è dedicato anima e corpo; Giorgio Scapini, Paolo Basile… Inizialmente pensavo anche che sarebbe entrato Riccardo Sogliano, ma si è fermato quando ha visto che erano comunque pronte le persone giuste.


Spero sarà una favola, come quella con Sean Sogliano. Ripetersi è difficile, provarci è bellissimo. Il primo obiettivo è stato raggiunto: campionato vinto, si sale in Interregionale, un passo importante. La società sta facendo le cose seriamente. Ho visto una squadra molto più forte di questa categoria. Un allenatore che ha portato un contributo importante: spero possa continuare perché la continuità è fondamentale. Vincere non è mai facile. Spero che questo Varese possa tornare dove merita, la serie B.


L’altro giorno stavo parlando con Sean: ci sono momenti belli e meno belli, momenti in cui vivi di ricordi, momenti in cui vivi di obiettivi. La cosa bella è che al Varese abbiamo vissuto tutto con normalità. Avevamo una grande passione, la voglia di romperci i co***i 24 ore su 24 ore: in campo, in sede, all’aperitivo, a cena. L’unico intento era far parlare l’Italia intera del Varese. Ci siamo riusciti con la normalità.


Ho visto lo stesso pubblico della serie C. Curve vuote, distinti e tribuna piene. Ci sono più tifosi di quando ho iniziato.


Ogni storia è a sé: vivere un momento come questo è un grande onore. Ora i protagonisti sono loro, gli elogi vanno fatti a loro: non bisogna guardarsi indietro.


Direi con un gewurztraminer: un vino ottimo, profumato. Il mio preferito.

Il 21 devo partire per Trapani. Non prometto nulla, ma se ci sarò festeggeremo insieme. Il mio cuore comunque è sempre con voi.


Potrei inventarmi anche in questo ruolo: alla fine, un allenatore è un po’ un direttore. Diciamo così: se siamo su un campo, vi ascolto ma poi decido io. In redazione vi ascolterò e decideremo insieme cosa fare.


Ciao ragazzi: vi voglio bene.