«Rinforzi per la B? La squadra è fatta. Non siamo abituati a piangere miseria»

L’intervista del nostro Roberto Bof a Stefano Malerba, presidente del Rugby Varese, all’alba del quarantesimo anno della palla ovale biancorossa: «Bisogna festeggiare al meglio: abbiamo già pronta una bella iniziativa»

Ombrellone ovale davanti ad altri due chiusi, tipo pali di una porta. Ecco la spiaggia dove ha staccato la spina il presidente del Rugby Varese Stefano Malerba. Vista la ressa di gente la mischia è fischiata dal bagnino.

Miracolo mi sembra esagerato visto che mi sta rompendo le scatole mentre sono in vacanza. Il telefono lo uso tutto l’anno per lavoro e il resto. Quando stacco, stacco.

Il mercato è qui vicino, lo fanno due volte alla settimana e ci va mia moglie.

Ma noi una squadra ce l’abbiamo già ed è anche vincente.

Sì qualcosa mi sembra di ricordare come mi sembra di ricordare che alla mia partenza da Varese dopo che mi hanno fregato un’altra volta l’ultimo dei nostri problemi era la voce ‘Rinforzi’. Le priorità erano e sono altre.

Fregato nel senso che sarò ancora il presidente anche se come sanno tutti non intendo esserlo per l’intero mandato. Le priorità sono un’idea di quanto ci servirà per sostenere il salto di categoria con annesse trasferte, due delle quali in Sardegna, ridistribuire o confermare gli incarichi, ridisegnare la griglia allenamenti sui due campi di Giubiano e del Vivirolo dalla prima squadra al minirugby e cercare di prevedere ogni eventuale problema che potrebbe presentarsi nel corso della stagione al fine di poterlo risolvere senza scossoni qualora si presentasse.

Più o meno sì ma da giocatore prima e dirigente poi ho imparato che ogni stagione è diversa e quindi pensare di aver visto e saper prevedere tutto sarebbe un grave errore.

Una bella età da festeggiare al meglio. La serie B è già tanta roba. Ma prima ancora di cominciare a giocare per la classifica saremo pronti ed in bella compagnia per mettere in scena una bella iniziativa che condivideremo con il Gruppo Alpini di Varese e i nostri amici dell’associazione Sestero.

Nel fine settimana dal 25 al 27 settembre ospiteremo in città e al ‘Levi’ la Nazionale di Rugby dei sordi e la squadra abruzzese del Paganica che con la nostra ‘prima’ e nostri giovani più grandicelli daranno vita ad un quadrangolare con in palio unicamente l’amicizia. Per gli Alpini sarà l’occasione di ricambiare l’ospitalità del Paganica in occasione dell’ultima adunata nazionale a L’Aquila, per la Nazionale sordi dove gioca anche il nostro Michele Ponti la possibilità di una due giorni d’allenamento collegiale e per tutti noi la prima volta di qualcosa in più dell’attività che ha riempito le pagine di quarant’anni della storia del Rugby Varese.

Non sono nel nostro bagaglio. Oltre al fatto che quando viene fatta questa domanda agli sport minori si innesca un meccanismo poco simpatico di strambe interpretazioni che ci mettono addosso etichette che non vogliamo.

Ho letto sul vostro giornale l’intervista al mio collega Marinello dell’Handicap Sport Varese. Domande chiare e risposte limpide. Peccato che poi sul web e non solo si leggano commenti pro e contro con argomenti senza senso e, quello che più da fastidio, il confronto con altre realtà. Se al rugby o al basket in carrozzina viene chiesto quali sono i problemi bisogna leggere le risposte per quelle che sono, non interpretarle. Sono d’accordo con Marinello. Per mantenerle ai livelli che sanno conquistarsi le nostre rispettive attività le difficoltà non sono poche ma nessuno di noi piange facendo confronti con altri. Semplicemente rispondiamo ad una domanda raccontando quello che facciamo con passione e sacrifici che non nessuno ci obbliga a fare, felicissimi e appagati di farli. Stop.

Ha capito benissimo! Viviamo in un Paese con una cultura sportiva di un certo tipo dove comunque una associazione sportiva come il Rugby Varese compie quarant’anni di vita e, visto che stiamo parlando anche di sport per persone con disabilità, la Polha Varese e l’Handicap Sport hanno superato i trenta. Storie basate sulla determinazione di sfogare la passione per lo sport facendo, senza aspettare che altri facciano per noi. Il Rugby Varese è orgoglioso di avere 400 tesserati che si adattano, mi verrebbe da dire si stringono, in strutture che gli sono state affidate per essere utilizzate, mantenute e per quanto possibile migliorate. Non sprechiamo energie in ciò che potrebbe essere e riserviamo le nostre forze per quello c’è. Niente di più e niente di meno, nessun messaggio cifrato a tizio o caio.

Il Rugby Varese è senz’altro varesino nel midollo e in ogni sua componente. Ne siamo orgogliosi ma chi lo dice che ‘varesino’ è sinonimo di eccellenza?

Del quadrangolare ho già detto. Prima, a metà di settembre, presenteremo allo Spazio Lavit di Varese la nuova maglia della prima squadra che da due anni facciamo disegnare ad un artista varesino. Due anni fa Marcello Morandini, l’anno scorso Silvio Monti, quest’anno toccherà al pittore Luca Lischetti. E infine il 2 ottobre nell’aula magna dell’Università dell’Insubria presenteremo la nuova maglia del settore giovanile disegnata dalla schermitrice paralimpica Bebe Vio. Questi i primi tre eventi che apriranno la stagione e la serie di iniziative con le quali intendiamo spegnere le nostre 40 candeline alimentando i valori e gli ideali di sempre.