C’è una salvezza da conquistare, sebbene la pratica – dopo il convincente blitz di Torino – sia diventata meno angustiosa e stringente. E c’è da far felice un pubblico che ha ancora poche giornate per affezionarsi a una squadra che, per tanti mesi, l’ha fatto penare: dopo le ultime prestazioni il Palawhirlpool sarà sicuramente meglio disposto verso un gruppo che sembra vivere una vera – anche se tardiva – rinascita (bastava un playmaker…).
Openjobmetis Varese-Dolomiti Energia Trento (palla a due ore 18.15, aggiornamenti in diretta sul sito www.laprovinciadivarese.it), però, potrebbe diventare anche un grosso sfizio da togliersi per la truppa di Paolo Moretti, un qualcosa che sconfesserebbe un’onta che grava sull’orgoglio quasi come le critiche cascate a pioggia fino alla scorsa settimana. La Varese 2015/2016 non ha praticamente mai vinto contro avversari di rango, e con tale definizione annoveriamo non tanto chi precede o ha preceduto in classifica i biancorossi, ma quanto le squadre che occupano le prime otto posizioni della graduatoria. L’unica eccezione fu Cremona, sconfitta al Palawhirlpool a fine dicembre, antipasto di una resurrezione “post-Ukiciana” solo annusata e poi naufragata nel febbraio “horribilis” vissuto solo al Sacro Monte. Contro Milano (due volte), Reggio Emilia, Avellino, Pistoia, Venezia, Sassari (anche qui due volte), Brindisi e la stessa Trento sono arrivate solo mazzate, più o meno sonore.
Perché non riuscirci ora che questa Openjobmetis, ben lontana dall’essere una mangiatrice di uomini come il Nanga Parbat, ha quantomeno trovato una dimensione certa e un pizzico di fiducia in più nei propri mezzi? Perché non osare l’inosabile, contro avversari sicuramente più forti e completi, ora che sulla panchina di Masnago c’è un allenatore, ora che i suoi dettami tecnici hanno gambe per muoversi anche sul parquet e non solo nell’aria, ora che gli scarsi (Thompson), gli incompresi (Shepherd), le prime donne (Ukic), i pazzoidi (Galloway) e persino i clienti dei coffee shop (Faye) sono stati smaltiti nella differenziata cestistica?
È tornata un pizzico di voglia di andare al Lino Oldrini, almeno per vedere come andrà a finire. Senza pretese, con la consapevolezza che Trento è un cimento proibitivo per chi è stato piccolo, brutto e nero per tre quarti di stagione. Il salto di qualità passerà solo e solamente da quei piccoli particolari che contro Torino e Gaziantep hanno fatto la differenza tra la vittoria e il fallimento, oltre che da quel caso il cui corso non può essere controllato. Uno su tutti: la voglia di difendere, nascente dall’ambizione.