«O prendo Sforzini o pago gli stipendi»

Il vicepresidente Imborgia parla dopo il mercato: «È stato Lupoli a chiederci di andare via subito. La società ha fatto il massimo, anzi anche di più»

Lo sguardo irriverente di Antonino Imborgia suonava come una messa in guardia per gli attaccanti avversari. Solido difensore centrale dalla criniera folta, tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta, sapeva randellare ma con eleganza e, comunque andassero le cose, non si perdeva mai d’animo. Qualità queste che non ha perso da dirigente e così il vicepresidente esecutivo con delega sportiva del Varese sembra una roccia dopo la recente campagna acquisti da cui non è arrivata la punta centrale tanto attesa in casa biancorossa.

Considerando le partenze di Lupoli e del pur evanescente Petkovic, la squadra di Stefano Bettinelli appare ben più spuntata di prima e, proprio per il mancato ingaggio di un centravanti di spessore, Imborgia è stato messo sul banco degli imputati: «L’altra sera – dice il dirigente – sono rientrato in casa e i miei figli mi hanno fatto notare che sui social network venivo continuamente attaccato. Va bene così ma vi posso garantire che al mercato di gennaio ho fatto il massimo e anzi, credetemi, forse qualcosa di più. Sarà il campo a dire se i miei sforzi sono stati sufficienti e se sono stato bravo. Per quanto mi riguarda non posso dirmi completamente soddisfatto del mercato fino a quando il Varese non si sarà salvato. Di certo però ho dato un filo conduttore a tutte le nostre trattative». Di questo Imborgia va fiero: «Abbiamo scelto i giocatori in base alla fame e alle motivazioni: queste componenti abbiamo considerato anche per quanto riguarda le uscite».
La partenza di Arturo Lupoli non è stata voluta dal Varese ma dall’attaccante: «Si è presentato – rivela Imborgia – con in mano i documenti firmati per andare al Frosinone, con cui evidentemente aveva trovato già l’accordo, insieme al suo procuratore. Ci ha manifestato la sua intenzione di lasciarci solo dopo la partita di sabato a Lanciano, nello stesso momento in cui abbiamo saputo che Miracoli si sarebbe dovuto operare di appendicite: dovendo rinunciare per alcune settimane a un altro attaccante, abbiamo chiesto a Lupoli di congelare la sua trattativa con il Frosinone ma ormai la sua decisione di lasciarci era forte. Questo è bastato a convincerci di farlo andare: per rispetto del Varese e dei suoi tifosi non avremmo trattenuto a forza chi non vuole rimanere».

D’altra parte c’è anche chi ha scelto di restare, nonostante proposte allettanti: «Sondaggi e offerte si sono susseguite per tutto il mese: non solo per Neto Pereira e Rea ma anche per Barberis, Forte e Miracoli. Avrebbero guadagnato soldi altrove ma hanno voluto proseguire la loro avventura in biancorosso».Anche il Varese, nel suo piccolo, ha tentato di lanciare qualche proposta allettante agli attaccanti di cui aveva (e ha ancora) bisogno: «Non abbiamo intenzione di rivolgerci al mercato degli svincolati per avere un giocatore per poche partite e poi Miracoli riprenderà a correre il 16 febbraio e dunque resterà fermo meno del previsto.

In ogni caso le abbiamo tentate tutte per prendere un attaccante e per Sforzini, Sansovini e Galabinov abbiamo anche messo sul tavolo più soldi di quelli che potevamo spendere. Tutti però, per vari motivi, hanno rifiutato di venire a Varese. Con Sansovini in particolare c’era un accordo di massima ma ci aveva avvertito che avrebbe rifiutato solo per il Pescara che, per nostra sfortuna, ha scelto di prenderlo». Nelle ultime ore del calcio mercato era spuntato anche il nome di Ferrari: «La sua richiesta non era però compatibile con i nostri parametri e dopo tre minuti per noi era già un no».

A frenare il Varese è stato soprattutto il grande affare che avrebbe dovuto portare Fiamozzi al Cagliari, come spiega Imborgia non senza un filo di polemica: «Ognuno è libero di avere dei ripensamenti o di cambiare idea ma farlo avvisando solo all’ultimo giorno di mercato è una cosa che non ci aspettavamo. Il mancato accordo col Cagliari ha pesato dal punto di vista tecnico e se fosse sfumata prima la trattativa avremmo avuto il tempo per muoverci diversamente e trovare soluzione alternative. In cambio di Fiamozzi, avevamo scelto tre giocatori e cioè il portiere Colombi, il difensore centrale Benedetti e l’attaccante Capello. Alla fine abbiamo preso solo lui, che va ringraziato perché ha creduto subito nel Varese ed è stato con le valige pronte al trasloco per diversi giorni».
Imborgia ci tiene a precisare: «Capello è una prima punta e Varela non è un centrocampista ma uno che sta vicino alla porta avversaria: Bettinelli, che ama giocare la palla mantenendo alta la squadra, ha alternative per il suo 4-4-2 o 4-2-4. Sono arrivati ragazzi stramotivati e la rosa è più equilibrata di prima perché Rossi è il centrale mancino che ci mancava, Jebbour è un terzino capace di giocare sulle due fasce e Osuji lo conoscete tutti: il suo ritorno non è dovuto a un fatto emotivo ma è stato ponderato». Sì ma in attacco manca qualcosa: «Non è arrivato Sforzini? Poco male – commenta Imborgia – e poi bisogna avere i piedi per terra tenendo sempre d’occhio il bilancio. Non servono spese pazze ma conta pagare sempre con puntualità tutti i nostri dipendenti, a partire dalla mitica lavandaia Rosy».