Quella di Toto Bulgheroni, per il momento delicato che sta attraversando la Pallacanestro Varese, è una sofferenza «doppia». «Perché, come tifoso in primo luogo, non posso che essere dispiaciuto per le difficoltà incontrate dalla Openjobmetis, alle prese con un periodo di assestamento e relativa confusione – racconta l’ex patron biancorosso – E poi ovviamente perché, considerato lo stretto rapporto che mi lega a Gianmarco, percepisco da vicino anche il suo stato d’animo, fra le aspettative certamente maggiori che avevano in principio accompagnato il suo ritorno, i tanti infortuni che hanno condizionato la stagione e qualche limite emerso da parte di alcuni elementi della squadra».
Considerazioni che non impediscono però a un uomo simbolo del basket cittadino, com’è Bulgheroni, di continuare ad avere fiducia nel percorso iniziato soltanto pochi mesi fa, con la scelta della società di puntare tutto su Pozzecco. «Sono infatti convinto che da questa situazione così complicata si troverà presto una via d’uscita, ritrovando la necessaria serenità, anche nelle decisioni e nelle scelte, e soprattutto lavorando tutti quanti fianco a fianco».
E proprio sull’importanza della collaborazione e del supporto reciproco, in squadra come in società, si sofferma l’ex playmaker nonché ex presidente. «Quello che Gianmarco sta compiendo è un percorso di crescita, esperienza e maturazione, nel quale dovrà per prima cosa imparare a gestire al meglio le proprie emozioni, alla luce delle differenze fra il passato e il suo ruolo attuale – spiega Bulgheroni – La differenza fra l’essere giocatore o allenatore sta anche nel fatto che l’atleta può sempre contare sulla guida, l’attenzione e i consigli che possono giungere dai propri tecnici, mentre il coach è solo nella sua funzione. Ed è proprio per questo che la vicinanza con la società e tutto lo staff risulta essere un fattore fondamentale».
Il gioco di squadra che prevale sul classico uomo solo al comando: questa la formula del successo secondo il parere di un personaggio che ha conosciuto trasversalmente lo sport, e il basket in particolare, affrontando esperienze variegate, dal campo alla scrivania.
Il Poz quindi, per prima cosa, «sta lavorando anche su stesso», con quell’empatia sempre e comunque travolgente, che non smette mai di trasmettere, evidenziando tutta la sua passione. Voglia, determinazione, coraggio che il coach biancorosso vorrebbe in ogni istante vedere in campo anche da parte dei suoi giocatori: elementi che invece sono spesso mancati in questa tribolata stagione, in cui la Openjobmetis è sembrata mancare più dal punto di vista caratteriale e motivazionale, che non tecnico.
«Gianmarco ha il suo modo di costruire e gestire il rapporto con i giocatori, vuole affermarsi secondo quella che è la sua filosofia e farà di tutto per riuscirci – afferma Bulgheroni – E’ giusto che sia così e io lo ammiro per questo». E anche dai giocatori dovrà pervenire, ovviamente, quel qualcosa in più che può contribuire a dare la svolta. Anche nelle cose apparentemente più semplici. «Il lavoro non deve puntare solo alla quantità, ma anche alla qualità – sottolinea Bulgheroni – È un mio pallino, ma credo sia ampiamente indicativo: non ritengo possibile che dei professionisti non riescano, in campo, a fare meglio del 50% nei tiri liberi. Ecco il senso del concetto di qualità, a cui accennavo: maggiore concentrazione e voglia di migliorarsi anche negli aspetti più basilari del gioco sono alla base di un buon rendimento».