La diarchia è nel futuro della Lega

L’ultimo caso scoppiato che vede coinvolta la Lega e che riguarda l’appropriazione indebita dei fondi che lo Stato ha concesso al partito provoca in me un inasprimento di quel sentimento di rigetto verso la politica e i politici. Non se ne può più. Nello specifico, ho sempre avuto il dubbio che la Lega Nord fosse soprattutto incarnata nel suo leader e fondatore Umbero Bossi e i fatti mi

hanno dato ragione, the family con i soldi in cassa amministrava il menage familiare, ripianava debiti e spesucce varie dei diversi componenti, questo è quanto si apprende dalle testimonianze e dai primi accertamenti. Ora il de profundis pubblico del Senatur è praticamente un’ammissione dei misfatti. E dico ma quale complotto? I complotti sono trame ordite ad arte per destabilizzare, qui c’è un palese comportamento scorretto della famiglia Bossi.

Romano Valsecchi

Vedremo se quello di Bossi è un de profundis oppure no. Il Senatùr s’è dimesso da segretario, però è riemerso come presidente. Non molla, nonostante tutto. È immaginabile che stia in attesa degli sviluppi giudiziari della vicenda, poi deciderà che cosa fare. Di sicuro non lascerà la Lega in mano d’altri: o riesce a tenersela tra le sue, di mani, oppure non è improbabile che preferisca che tutto non si tenga più. Che la Lega si dissolva, magari (probabilmente) con la conseguenza della nascita di un’altra Lega. Questo è il motivo per cui Maroni pensa a una diarchia: per prendersi il governo del partito, deve accettare la coabitazione con Bossi. Non intravede altra strada. O meglio: un’altra strada c’era e c’è, rompere con il fondatore e rifondare. Però Maroni non se l’è sentita e non se la sente. Teme che l’amore filiale che buona parte della militanza tributa al gran capo non si piegherebbe a un simile strappo. E a finire lacerato potrebbe essere lui, Maroni, che tanto s’è speso per cambiare dall’interno la Lega. Rompere un cerchio e poi scoprire che le file non ti fanno quadrato, sarebbe un’inaccettabile beffa.

Max Lodi

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