– Tre ore di bicicletta, e forse non c’è un modo migliore per staccare da tutto e spegnere il mondo per un po’. Paolo Orrigoni ne aveva bisogno, a tre settimane dal voto e nel pieno di una campagna elettorale che lascia poco spazio alle cose che piacciono e fanno bene. Dopo la pedalata, con le endorfine che fanno il loro lavoro regalando quella splendida sensazione di benessere che ogni sportivo conosce, c’è il tempo e la serenità per una chiacchierata.
Perché credo che la gente sia stufa delle baruffe politiche e ci stia chiedendo altro. Contenuti, proposte, idee: la gente non vuole sentirmi ribattere agli attacchi, vuole sentirmi proporre.
Conosco bene Stefano e so che questi toni, questi attacchi e questo modo di porsi non gli appartengono. Non c’è lui dietro a quelle vignette.
Chi sta dietro di lui, i rappresentanti di quella vecchia politica che lo sostengono e si nascondono dietro alla sua faccia. Sappiamo tutti di chi sto parlando, non ho problemi a fare i nomi.
L’UDC, la vecchia DC, gente del vecchio PSI: facile lanciare frecciate usando la faccia di Malerba. Per fortuna, nessuno gli va dietro e nessuno gli crede: io me ne sto ben lontano, felice di farlo.
Andrò avanti sulla mia strada, portandomi dietro le tematiche e le battaglie nelle quali credo. La famiglia e la sicurezza.
Guardate che io ho un concetto molto ampio di sicurezza: che è piazza Repubblica, ma è anche molto altro. È la possibilità di fare emergere tutte le opportunità che i varesini sapranno trovare.
Siamo una città fatta da persone intraprendenti: lo siamo sempre stati, questa è la storia di Varese. Il sostanziale benessere che ci è stato dato in eredità deriva proprio da questo: qualcuno, prima di noi, ha visto delle opportunità e le ha portate avanti. Ecco: mi piacerebbe si tornasse a fare questo. A sognare.
Siamo a metà della First Avenue, e chi ha corso a New York mi capirà al volo. Quel rettilineo lunghissimo e interminabile che mentalmente ti uccide, al termine del quale però si inizia a intravedere il traguardo. Si vedono gli alberi di Central Park, sai che sta arrivando la parte più dura ma che poi è finita. Ecco: è dura, la parte più difficile sta arrivando, ma vedo Central Park. Il traguardo.
L’entusiasmo di chi mi circonda è vita. La gente della strada riconosce che sto cercando di fare qualcosa per loro, e non c’è cosa più bella. È la gente che mi spinge a impegnarmi di più, a tirare fuori l’idea nuova, a rilanciare.
Che le due figure possono, anzi devono convivere: amministrare una città con uno spirito imprenditoriale è un valore aggiunto.
Non abbandonerà i suoi supermercati, dovesse vincere?
No, anzi: sarà importante mantenere il contatto quotidiano con la gente normale che va a fare la spesa. Certo, dovrò organizzarmi e delegare un po’: ma in Tigros ho una squadra rodatissima e mia sorella Veronica è pronta e preparata.
Varese e lo sport, secondo Orrigoni.
Credo che lo sport abbia ormai raggiunto un’importanza sociale ed economica molto rilevante, che tocca tutte le famiglie. Varese ha dei fiori all’occhiello rappresentati dalle società di basket e calcio, ma nasconde in sé un universo meraviglioso di società minori che sono una ricchezza da valorizzare. Io sono cresciuto, come sportivo ma soprattutto come uomo, alla Polisportiva Daverio. Un esempio splendido di come queste società, portate avanti grazie alla forza e alla passione dei volontari, siano un valore.
Sento dire in giro che queste piccole realtà dovrebbero fare rete: per me, invece, è vero il contrario. Devono farsi concorrenza tra di loro, devono affrontarsi sul campo: per crescere, migliorare.
Una persona che sostiene il candidato del centrosinistra: mi aveva ventilato la possibilità di correre per loro. Ma non ci vedo nulla di strano: in queste elezioni sono state cercate e volute delle figure diverse e nuove, lontane dalle logiche di partito. Bello, no?
Molto, come penso lui abbia sentito la mia in questi dieci anni, nelle occasioni in cui ha chiesto il mio aiuto. Per lui parla l’affetto che la città ha nei suoi confronti, avversari compresi. Prima di attaccare Fontana, ci si ferma: anche perché quei pochi che ci hanno provato si sono presi delle sonore legnate sui denti. Succede, quando di fronte hai un uomo che all’abilità dialettica affianca la concretezza dei fatti.
Come un grande atto d’amore per il suo partito: un atto non scontato e sorprendente. Ci ha messo la faccia con grande coraggio, e il suo gesto dovrebbe essere d’esempio per tanti politici che cercano sempre di svicolare davanti alla prova delle urne. Perché il 5 giugno sarà il momento, anche per lui, di tirare su la rete e vedere quanti pesci ci sono. Si è messo in gioco, accettando la possibilità di una sconfitta: questo chi lo critica non lo vede.
Mi riposerò un paio di giorni, e tornerò a lavorare tredici ore al giorno in Tigros. Per fortuna ho un’alternativa: non sono costretto a fare il sindaco, ecco perché sono certo di poterlo fare bene.
Comprerò un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini, e andrò al cimitero di Castronno. Papà era un uomo che amava i piccoli piaceri della vita, so che apprezzerebbe.