Amianto in ospedale: parte la class action. Sono in tutto 17 tra dipendenti ed ex dipendenti ad aver firmato l’esposto depositato un procura a Busto Arsizio con il quale «denunciamo la mancata dotazione degli opportuni sistemi di protezione a persone che per decenni sono state costrette a lavorare a prolungato contatto con l’amianto», spiega , legale che segue la class action.
Tutto ha inizio con una sentenza del 4 maggio 2012: il giudice del lavoro di Busto Arsizio riconosce il nesso causale tra il lavoro svolto dal 1956 al 1982 da uno degli idraulici addetti alla manutenzione dell’ospedale Sant’Antonio Abate e il mesotelioma pleurico maligno che lo colpì nel 2004 uccidendolo nel 2007. Lo stesso giudice ha condannato l’ospedale al pagamento di un risarcimento da 800 mila euro.
La causa arriverà in secondo grado in corte d’Appello a Milano il prossimo 15 gennaio. «A questo è seguito un secondo decesso – spiega sempre Celiento, che ha patrocinato entrambe le cause – Un ex manutentore del Sant’Antonio Abate morto per la stessa patologia dopo avervi lavorato per 26 anni. In primavera dovrebbe iniziare il primo grado a Busto Arsizio».
In sintesi: tutte le tubature dell’ospedale gallaratese erano ricoperte da amianto. Quando furono realizzate nulla si sapeva rispetto alla pericolosità del materiale: per decenni i manutentori lavorarono respirando amianto, maneggiandone dei fogli amianto. L’azienda ospedaliera bonificò tutta la struttura nel 2007. «È chiaro che le reggenze più recenti dei vertici dell’azienda ospedaliera non hanno responsabilità nell’accaduto – aggiunge Celiento – E il pericolo mortale costituito dall’amianto divenne di pubblico dominio dopo il caso Eternit».
Ma ci sono due morti identiche: addirittura nel secondo caso il dipendente spirò il giorno in cui andò in pensione. «L’esposto – spiega Celiento – Al momento è contro ignoti. I 17 denuncianti non hanno contratto la patologia mortale ma sono stati messi in concreto pericolo. Hanno lavorato per un minimo di dieci a un massimo di 30 anni a contatto quotidiano con un materiale mortale. Un killer che potrebbe ancora colpire. A nessuno di loro sono state fornite adeguate protezioni».
Il pubblico ministero , titolare del fascicolo, ha già ascoltato tutti i 17 denuncianti verbalizzando le testimonianze. Racconti di lavoro quotidiano a contatto con l’amianto. Quindi ha raccolto, dagli uffici dell’azienda ospedaliera, tutta la documentazione relativa al caso.
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