«Busto svegliati. Sei ferma da vent’anni»

Valerio Mariani (PD): «Ad amministrazioni ed elettori è mancato il coraggio. La Lega ha frenato tutto. Su Espo ci si è mossi troppo tardi. Trasporti sono inadeguati, nei quartieri basterebbero piccoli sforzi»

La passione politica – un gene di famiglia: il papà è stato assessore ed anche consigliere provinciale – gli ha contrappuntato 30 dei 48 anni sulla carta d’identità. È , sacconaghese, il cui percorso per le faccende della polis è cominciato nel Partito Popolare, successivamente nella Margherita ed ora nel Partito Democratico.
Si definisce «un moderato, ma di quelli che vogliono confrontarsi per cercare soluzioni che servano al bene comune, alla città, mentre la contrapposizione, il muro contro muro, che c’è stata anche nel mio partito, non porta a nulla», commenta.

Contrapposizione che trova in abbondanza dall’altra parte, nel centrodestra: «Se proponi qualcosa che possa essere funzionale alla città non la considerano, la mettono nel cassetto, hanno paura a discutere con te. Salvo poi farla propria col tempo, con un’operazione di marketing politico».
Così però non si va da nessuna parte: «Busto, in questo ventennio e oltre di governo della Lega e del centrodestra, è diventata una città sonnacchiosa, che non ha avuto il coraggio di essere una città vera, con dei progetti che l’avrebbero qualificata meglio e resa più vivibile. Penso a Legnano e a Gallarate, amministrazioni che hanno avuto il coraggio di proporre del nuovo: a Busto si è amministrato ciò che è stato costruito nella prima repubblica, quarant’anni fa».
Emblematica, per Mariani, l’opportunità mancata degli effetti collaterali di Expo: «Abbiamo portato la Carta Milano in consiglio comunale quando Expo era finito. Bisognava farlo prima per agganciare questo avvenimento».
Ma secondo Mariani «non c’è da meravigliarsi di questo “non fare” della Lega. Il simbolo dell’immobilismo è l’area delle Nord, che è diventata un grande parcheggio. E poi, forse, a qualcuno è sfuggito che Busto Arsizio è la settima città della Lombardia, ma non ha un sistema di mezzi pubblici strutturato. Ci sono quasi tre stazioni ferroviarie, ma il servizio dei bus è fermo da anni».

L’aspirazione di Mariani è il ribaltamento dello status quo alle prossime elezioni amministrative di maggio, pur consapevole che «sarà difficile smuovere questo sistema, con la Lega che è entrata nei gangli del potere di questa città molto moderata. Ed intendo quell’aggettivo come assenza di coraggio di fare qualcosa di nuovo».Difficile, ma non impossibile, confidando «nelle nuove generazioni, quelle che si sono confrontate e temprate con la crisi economica. Vedo in questi giovani la volontà di affrontare e risolvere i problemi, non la contrapposizione nuda e cruda. Spero, come Pd ma

anche come amministratore, che questa volontà si trasformi in passione politica, portando una grande boccata di aria fresca per questa città».E che magari qualcuno, o più di uno, arrivi dalla sua Sacconago: «Un rione che ha saputo mantenere la sua identità e che ha nell’associazionismo un grande punto di forza». Sinaghini impegnati nel sociale, da sempre concreti nell’essere vicini ai problemi, ma «incapaci di reagire ad una non amministrazione». Come dire che al momento del voto non hanno saputo cambiare cavallo: per dirla con Mariani, «Sacconago ha sempre rivotato gli stessi».

E non che di ritorni, intesi come benefici, ne abbia avuti il rione, nonostante alla guida dell’amministrazione vi sia un sindaco che non perde occasione di sciacquarsi la bocca rivendicando la sua origine sacconaghese. Dice Mariani: «Non esiste che non vi sia un percorso in sicurezza con marciapiedi che porta al cimitero: anche questa mia richiesta è finita nel cassetto. Come mancherebbero solo 300 metri di pista ciclabile in via Piombina per arrivare fino all’ospedale».
E se per Busto fosse arrivato il tempo d’inforcare una bici senza le gomme sgonfie? Valerio Mariani ci spera e, sotto sotto, ci crede.