La cosa incredibile del Varese è che non conta mai un tubo dove sei, da dove sei venuto, dove arriverai. Essere a Marassi a giocarti la serie A, essere a Novara per tenerti stretta alla maglia la serie B, essere a Livorno sotto una bufera di neve, essere a Vittuone a correre su un campo di sabbia, è la stessa identica cosa. I brividi che questa squadra dà alla sua gente, ricambiati dai brividi che la stessa gente dà alla squadra, sono gli stessi. Indipendentemente dalla storia. Perché il Varese è questo, semplice e umile. Ma unico. La tribuna del Comunale di Vittuone è un’orgia di bandiere biancorosse. Ci sono gli ultras, ci sono bambini, donne, anziani. Tutti uniti per stare vicini a una squadra che ha una grande responsabilità da portare a termine. Ci sta riuscendo, ma siamo solo a novembre. Per ora il Varese sta scrivendo l’ennesima bella pagina della sua storia. Sta riempiendo ogni campo sportivo in cui fa tappa, regalando sorrisi e strappando applausi un po’ a tutti. Sa dare
emozioni, forse anche al povero arbitro Limonta, beccato a più riprese insieme ai suoi assistenti. Perché il tifoso biancorosso non fa sconti a nessuno, nemmeno quando stai letteralmente dominando una partita che stai anche giocando malino (se si può giocare malino quando non concedi una sola occasione ai tuoi avversari. Ma l’ha detto Melosi). Il tutt’uno che si è creato tra questo gruppo di ragazzi e il grande popolo biancorosso è qualcosa di meraviglioso, se si pensa che pochi mesi fa il Varese era in serie B. Ma nessuno ha mai avuto il minimo dubbio su questo. Al triplice fischio dell’arbitro, tutta la squadra va a prendersi l’ovazione dello stadio, saltellando ai cori dei suoi tifosi e commuovendosi nel vedere e nel sentire l’amore e la passione della gente. Nessuno pensa al prossimo anno, né tantomeno a quello dopo. Adesso tutti vogliono godersi questo campionato. Che deve essere fatto solo di gol, di gioie e di speranza. Se lo merita chi ha sofferto tanto. E qui di sofferenze se ne sono vissute fin troppe.