C’è in giro aria di restaurazione fra proposte di usato sicuro, riproposte della vecchia Dc con tanto di identici personaggi e nostalgiche rivisitazioni di passati comunisti. Di ricette nemmeno una. C’è una cosa sola che non dispiace, anche se potrebbe essere la consolazione di un disperato: può darsi che da tutto questo si diffonda nei cittadini una maggiore senso etico che è sempre mancato negli italiani di tutte le latitudini.
Alberto Molteni
Se il montismo ci allontanerà dal tradizionale malvezzo etico, al punto da farcelo scordare, saremo disposti a consegnarlo alla storia con il nome di sacromontismo. Con ciò indicando non le origini varesine del premier, ma il miracolo politico ch’egli sarebbe riuscito a compiere. A giudicare infatti da com’è andata fino ad oggi, bisognerebbe parlare di miracolo immaginando un rovesciamento della mentalità nazionale. La si deve indicare come nazionale perché purtroppo è la mentalità maggioritaria: la coscienza civile, l’etica individuale, il senso dello Stato appartengono a una minoranza. Ma proprio per questo esiste la speranza che questa marginalità si riposizioni fino a non risultarlo più. Fino a diventare un atteggiamento centrale del Paese: il più diffuso.
A proposito di centralità (o centralismo): sta qui la grande posta in palio nelle prossime elezioni. La conquista degli elettori moderati, ormai indisponibili a votare per partiti verso i quali provano disgusto, è l’obiettivo di quanti mireranno a guidare il governo post-emergenza. Non meraviglia che gli attuali leader cerchino di cambiare tutto formalmente per non cambiare nulla sostanzialmente: o fanno così o spariscono. Meraviglia che chi potrebbe scendere in campo con una faccia nuova, tergiversi ancora.
Berlusconi fu uno straordinario tempista nel ’94, chi ne dovesse seguire l’esempio creando una sorta di listone unico tricolore o di partito dei tecnici vincerebbe a mani basse: vogliamo scommettere?
Vogliono provarci? Volete dire che non possa davvero accadere?
Max Lodi
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