Anche noi padroni ora possiamo scodinzolare, proprio come i nostri amici 4 zampe. Grazie alla tecnologia Neurowear, le nostre emozioni possono essere tradotte in linguaggio canino e felino.
I prodotti Neurowear fanno parte della categoria, sempre più diffusa, di tecnologia da indossare. Progetti ideati da Tomonori Kagaya, uno degli sviluppatori leader nel settore dell’Emotional Interface Devices, ovvero, della tecnologia che intercetta le emozioni umane e le rappresenta meccanicamente o su uno schermo. Nel caso della coda tech Shippo, il congegno meccanico ricoperto di pelo riproduce i movimenti delle code animali a seconda di quello che sente e prova in un determinato momento chi lo indossa. Un po’ come funziona con i cani: se sei felice Shippo scodinzola di gioia e se invece hai paura si infila tra le gambe.
Mentre le orecchie tech Necomimi, più simili a quelle dei gatti, sono in grado di collegarsi sulle stesse frequenze delle onde cerebrali, dando gli stimoli per un movimento collegato all’umore. Come accade ai gatti: se sei rilassato e tranquillo le Necomimi stanno su, se sei teso e nervoso scendono. Le Necomimi sono montate su un cerchietto e si trovano in commercio a 69 euro e 90. In un anno ne sono stati venduti già 70 mila pezzi. Mentre la coda Shippo non è ancora disponibile per il mercato italiano.
Se i padroni desiderano immedesimarsi nei loro amici a quattro zampe, altrettanto si può fare anche al contrario. Ci sono in commercio dispositivi che mirano ad antropomorfizzare fido, traducendo in linguaggio umano i suoi pensieri e i suoi ululati. L’ultima trovata è “No more Woof”, niente più bau bau, ed è stata messa a punto da gruppo di ricercatori scandinavi per codificare il linguaggio canino in umano. Attraverso particolari sensori EEG, che monitorano le onde celebrali dei cani, l’apparecchio sarebbe in grado di leggere le informazioni che provengono dagli stati mentali più frequenti (fame, sete, stanchezza, agitazione) dei nostri pelosi. Le invia ad un computer che le traduce in inglese e le trasmette infine a delle casse.
Tutto ciò ha dell’incredibile, ma a tutti sarà capitato almeno una volta, di pensare che al proprio animale mancasse solo la parola.
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