Libia nel caos, italiani a casa su nave scortata dalla marina

Il Paese è in mano agli jihadisti. Chiusa l’ambasciata a Tripoli personale rimpatriato via mare

Il governo italiano ha iniziato a rimpatriare un centinaio di connazionali dalla Libia a bordo di una nave. Lo indicano fonti del ministero degli Esteri. La Marina militare ha scortato un’imbarcazione dove hanno trovato posto parte dei cittadini italiani presenti in Libia, precisano le fonti, secondo le quali si tratta di «un alleggerimento della presenza italiana, non un’evacuazione».

I disordini hanno creato una situazione di crescente insicurezza nel Paese nordafricano per e, con un avviso del 1 febbraio sul sito “Viaggiare Sicuri”, il ministero degli Esteri Paolo Gentiloni, aveva già rivolto «il pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia e a quelli tuttora presenti a lasciare temporaneamente il Paese». Tuttavia un centinaio di italiani si trova ancora nel Paese in preda alla guerra civile, soprattutto per lavoro, in particolare per conto dell’Eni.

Il quadro della sicurezza in Libia si è profondamente deteriorato negli ultimi mesi. In particolare la Cirenaica, dove imperversano gli jihadisti, che hanno istituito il “califfato di Derna” e che ora puntano progressivamente verso l’ovest del Paese, dopo aver preso anche Sirte, a 400 km dalla capitale Tripoli. A rischio sono anche Bengasi e l’area urbana di Tripoli, le due principali città del Paese, dove la Farnesina ricorda «un sensibile innalzamento della tensione anche all’interno dei centri urbani», che può coinvolgere quindi anche i cittadini stranieri.

L’ambasciata d’Italia a Tripoli ha sospeso le sue attività, in relazione «al peggioramento delle condizioni di sicurezza», ha riferito la Farnesina in una nota. Il personale, si legge nel comunicato, «è stato temporaneamente rimpatriato via mare. I servizi essenziali saranno comunque assicurati».