Michael Jackson, polizia trova sedativo in abitazione cantante


Los Angeles (California), 4 lug. (Ap)
– Un sedativo, il Diprivan, è stato trovato nell’abitazione di Michael Jackson, morto improvvisamente il 25 giugno. Lo ha annunciato un responsabile delle forze dell’ordine statunitensi.

Agenti della Dea (Drug Enforcement Administration), l’agenzia federale antidroga statunitense, parteciperanno all’inchiesta sulla morte di Michael Jackson: lo ha dichiarato mercoledì sera un responsabile della polizia federale a Washington. Gli uomini della Dea saranno in particolare incaricati di indagare sui medici nell’entourage del “re del pop” per accertare se siano regolarmente iscritti e autorizzati dalla Dea a prescrivere farmaci inseriti nella tabella di classificazione delle droghe. Questi inquirenti dovranno inoltre stabilire l’origine esatta dei farmaci prescritti a Jackson o ai suoi collaboratori e accertare che non provengano da una forma di traffico.

Durante gli ultimi mesi, l’insonnia del cantante era diventata così insopportabile che Jackson arrivava persino a supplicare che gli procurassero il Diprivan, malgrado le cautele per la propria salute: lo ha spiegato Cherilyn Lee, la nutrizionista con la quale il “re del pop” preparava il ritorno sulla scena. Intervistata dall’Associated Press, Cherilyn Lee ha affermato martedì di essersi rifiutata varie volte di procurare al cantante Diprivan. Ma quattro giorni prima della morte, una chiamata al telefono di Jacko fece temere alla nutrizionista che fosse alla fine riuscito a procurarsi il Diprivan o un altro sedativo simile.

Michael Jackson è morto nella sua abitazione di Los Angeles il 25 giugno, a seguito secondo la sua famiglia di un arresto cardiaco. Sono state effettuate due autopsie, di cui una compiuta indipendentemente su richiesta dei parenti, ma per i risultati bisognerà attendere molte settimane. Due ex confidenti di Michael Jackson, la sua ex guardia del corpo Matt Fiddes e il medium Uri Geller, hanno affermato di aver provato invano di impedire al cantante di approfittare di calmanti e altri farmaci sospettati di averne causato la morte,

ma che altre persone del suo ambiente non avevano lo stesso atteggiamento. “Quando Michael chiedeva qualcosa, la riceveva. Era una grande tragedia”, ha detto Uri Geller, raggiunto al telefono dall’Associated Press nella sua abitazione che si trova nella periferia di Londra. “La maggior parte della gente intorno a Michael non sapeva dirgli ‘no'”, il rammarico. Matt Fiddes, il professore di karate inglese che per un decennio ha fatto da guardia del corpo al cantante in occasione dei suoi viaggi in Gran Bretagna, ha rilasciato affermazioni simili.

Fco

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