Il “primo” tifoso non ha mai celato il concetto nelle interviste rilasciate al nostro giornale: «Il vero dispiacere è chiudere i miei due mandati da sindaco senza un trofeo alzato dalla Pallacanestro Varese…». Ci ha sperato fino all’ultimo Attilio Fontana, davanti al maxischermo di piazza Monte Grappa, in mezzo alla sua gente con cui avrebbe condiviso la grande gioia della Fiba Europe Cup, sfumata per un nulla.
Nell’ultima chiacchierata su basket e dintorni da borgomastro di Palazzo Estense, però, a Fontana riusciamo lo stesso a strappare un sorriso. Il medesimo di quanti negli ultimi giorni hanno appreso le grandi novità in seno alla società, un sorriso che si apre alla pronuncia di due sillabe speculari: Toto. Per uno che la pallacanestro ha iniziato ad amarla ai tempi in cui i colori di riferimento erano il giallo e il blu e il nome “Varese” veniva scolpito sulle targhe a corredo delle coppe, si tratta di una smorfia quasi incondizionata: «Il ritorno di Toto Bulgheroni in società è un’ottima notizia – afferma il sindaco – Si riapre la storia di una grande famiglia e continua una tradizione cui i varesini si sono affezionati. Io mi auguro solo una cosa: che al Toto venga la voglia di tornare a vincere…».
Come a dire: con uno così a remare, far sognare tutta la barca non è peccato. Bravo il consorzio Varese nel Cuore a “corteggiare” Bulgheroni, ammirevole lo stesso Toto a non chiudere la porta per il bene della società: «Il suo coraggio va sottolineato – annuisce Fontana – Si è rimesso in gioco e non era scontato che lo facesse: avrebbe potuto continuare a dormire sugli allori. D’altra parte, invece, trovo che la decisione di coinvolgerlo sia stata quasi doverosa: solo un pazzo non andrebbe da lui se ci fosse la possibilità».
L’altra grande novità sarà Claudio Coldebella, nuovo direttore generale che verrà presentato martedì prossimo. Chi ha la profondità della storia nelle proprie tasche non può che andare a pescare i ricordi del giocatore, più che disquisire sul manager, bravo a detta di molti ma ancora da scoprire per intero: «In campo Coldebella era un nemico di quelli che non passavano inosservati. E aggiungo che lo battevamo quasi sempre. Ora spero che mi faccia ricredere, regalandoci qualche gioia: come dirigente lo conosco davvero poco e non posso giudicarlo».
Prima di sperare, tuttavia, è doveroso anche un passo indietro, nella direzione di chi ha lavorato quest’anno senza ottenere né gloria, né onore: Bruno Arrigoni. Il quale non è riuscito a ritrovare quel tocco magico con cui nel passato ha costruito fior di squadre, ma che non ha mai smarrito serietà, compostezza e dignità nemmeno nei momenti collettivamente e personalmente difficili. Fontana, che lo aveva caldeggiato – come tanti tifosi – durante l’improduttivo sfogliare della margherita Alberani la scorsa estate, è d’accordo: «Ha avuto grandissima dignità e in questo senso non gli si può muovere alcuna critica. E poi non nascondiamoci dietro a un dito: sono anni che vengono scelti gli americani sbagliati… Arrigoni va ringraziato, anche perché ha contribuito al piccolo miracolo di fine stagione».
Il consiglio per Coldebella esce forte e chiaro («Vanno scelti cinque stranieri forti e va implementato il gruppo degli italiani: servono due cambi seri per il quintetto»), mentre l’ultima battuta è per chi il prossimo mese prenderà il suo posto come primo cittadino e, chissà, anche come “primo” tifoso: «Beh, Orrigoni fa parte del Consorzio da tempo ed è sempre stato un buon supporter. Ho qualche dubbio in più sugli altri, visti al Palawhirlpool solo durante la campagna elettorale…».